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Migranti, ora il Messico blinda i confini per evitare i dazi Usa

Dopo l'ultimatum del presidente americano, Donald Trump, sui dazi il governo messicano blinda i confini: seimila militari schierati alla fontiera meridionale del Paese per fermare i migranti

Migranti, ora il Messico blinda i confini per evitare i dazi Usa

Seimila militari schierati al confine con il Guatemala per bloccare centinaia di migliaia di migranti irregolari in arrivo dai Paesi del Sud America.

È la risposta del Messico all’ultimatum della Casa Bianca, che ha dato tempo fino a lunedì al governo del presidente Andrés Manuel López Obrador per raggiungere un’intesa che porti al blocco dei flussi migratori verso gli Stati Uniti, pena l’introduzione di dazi sui beni importati dagli Usa che peserebbero come un macigno sull'economia messicana. L’impegno è stato preso durante i colloqui in corso a Washington tra alti funzionari messicani e statunitensi, dopo l’annuncio del presidente Donald Trump sull’aumento delle tariffe sulle importazioni dal Paese, ed è stato reso noto oggi dal ministro degli Esteri di Città del Messico, Marcelo Ebrard.

Tredici contingenti della Guardia Nazionale, il nuovo corpo di sicurezza istituito dallo stesso López Obrador, sarebbero pronti per essere schierati da subito alla frontiera, per preparare l'arrivo delle truppe previsto entro il mese di settembre. L'obiettivo è quello di far calare drasticamente il numero degli arrivi. Altrimenti, il piano della Casa Bianca è quello di dichiarare una nuova emergenza nazionale sui migranti, dopo quella dello scorso febbraio, per poter imporre nuovi dazi del 5% entro lunedì 10 giugno, ed incrementare progressivamente la tassazione, fino ad arrivare al tetto massimo del 25% nel mese di ottobre, qualora il governo messicano non si decida ad agire per fermare l’esodo.

La decisione di Trump, secondo quanto si legge sul quotidiano The Hill, che ha ottenuto in anteprima una bozza della dichiarazione, si è resa necessaria a causa “del fallimento del governo messicano ad adottare misure efficaci per ridurre la migrazione di massa di stranieri che attraversano illegalmente il confine tra Stati Uniti e Messico”. “Il Messico deve fare di più per frenare il flusso di migranti al confine con gli Stati Uniti”, ha detto ieri anche il vicepresidente degli Stati Uniti, Mike Pence, che ha chiarito come “il presidente Trump rimarrà sulle sue posizioni fino a quando non verrà messa fine a questa crisi sul confine meridionale”. Sul tavolo, quindi, ci sarebbe un accordo che prevede l’impegno di Città del Messico per ridurre drasticamente il transito dei migranti verso gli Stati Uniti e facilitare il rimpatrio da parte americana dei richiedenti asilo guatemaltechi. Non solo, Washington avrebbe proposto anche un'intesa ispirata al modello del "safe third country", già attuato con il Canada, che prevede che i migranti siano costretti a chiedere asilo nel primo Paese nordamericano in cui mettono piede. Su questo punto però i negoziatori messicani non sarebbero disposti a cedere.

Intanto, migliaia di migranti provenienti dal Sud America continuano ad attraversare il Suchiate river, che marca la frontiera tra il Messico e il Guatemala, per cercare fortuna negli Stati Uniti. I passeur, come racconta il New York Times, li accompagnano da una parte all’altra del fiume a bordo di zattere rudimentali costruite con legno e plastica. Per fermarli ora il Messico si prepara a militarizzare il confine, oltre a congelare 26 conti bancari di sospetti trafficanti di uomini. Negli accordi raggiunti finora a Washington è previsto anche il licenziamento di circa 100 honduregni e l'arresto di alcuni attivisti per i diritti dei migranti, assieme all’impiego della Guardia nazionale messicana per controllare i flussi alla frontiera nord e sud.

Secondo gli analisti, però, il Messico non disporrebbe delle risorse necessarie per blindare il suo confine di oltre 1,1 chilometri con i vicini sudamericani, e la stretta nel Chiapas potrebbe non servire, quindi, ad arrestare i flussi. Ad aprile più di 109mila persone sono state arrestate al confine tra Messico e Stati Uniti.

Una cifra record che, secondo la stampa americana, non si registrava dal 2007.

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