Ministro danese contro il Ramadan: ​"Il digiuno è un pericolo per la sicurezza"

Il ministro Stojberg: "Il Ramadan non si concilia con l'economia moderna". E fa l'esempio degli autisti di autobus: "Le loro capacità messe a rischio dal digiuno"

Ministro danese contro il Ramadan: ​"Il digiuno è un pericolo per la sicurezza"

"Il digiuno durante il Ramadan mette il Paese in pericolo". A lanciare l'allarme è stato il ministro per l'Integrazione danese, Inger Stojberg, secondo cui i musulmani non dovrebbero lavorare durante il Ramadan perché il digiuno cui si sottopongono mette a rischio la sicurezza in alcune professioni rendendo questa pratica "pericolosa per tutti" i cittadini.

Il Ramadan è il mese in cui i fedeli islamici digiunano per commemorare la prima rivelazione del Corano a Maometto. "Il mese in cui fu rivelato il Corano come guida per gli uomini e prova chiara di retta direzione e salvezza", si legge nella seconda sura che regola uno dei cinque pilastri dell'islam. Il digiuno, che ha una durata di 29 o 30 giorni in base all'osservazione della luna crescente, cade nel nono mese islamico ed quest'anno è iniziato mercoledì scorso. In un post pubblicato sul tabloid Bt, la Stojberg, già nota per le sue posizioni contro gli immigrati, ha puntato il dito contro la possibilità di conciliare "l'osservanza di un pilastro dell'islam di 1.400 anni fa" con le economie di mercato moderne. Tra gli esempi citati dall'esponente del governo di centro-destra, gli autisti di autobus le cui capacità sarebbero messe a rischio dal digiuno durante il giorno.

La Stojberg esorta tutti i lavoratori musulmani a prendersi un permesso dal lavoro durante il Ramadan per "evitare conseguenze negative per il resto della società danese". Affermazioni che hanno suscitato la reazione critica del'Unione dei musulmani finlandesi, Pia Jardi, che l'ha definita "una idea completamente assurda".

"Non ci sono informazioni o statistiche che mostrano che autisti di autobus o altri lavoratori musulmani si comportano in modo pericoloso durante il digiuno", ha sottolineato, ricordando che "nella maggioranza dei Paesi islamici, negozi e uffici continuano ad operare normalmente".

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