Missione in Libia, caccia agli immigrati perduti

IlGiornale.it vi porta in missione con la Fregata Aliseo. Così i nostri militari recuperano i clandestini nel Mediterraneo

La Marina Militare a caccia di migranti nel Mediterraneo
La Marina Militare a caccia di migranti nel Mediterraneo

"Attenzione, attenzione, gommone con un centinaio di migranti a bordo non lontano dalla nostra posizione. Tutto il personale si tenga pronto a svolgere un'operazione di soccorso o a garantirne la sicurezza". Gli altoparlanti piazzati sui ponti e nelle zone di coperta della Fregata Aliseo diffondono l'allarme poco dopo le sette del mattino. Gli uomini di vedetta ai lati della plancia di comando scrutano il mare con binocoli e cannocchiali. Il capitano di fregata Giovanni Tongiorgi, 42 anni, comandante di nave Aliseo ascolta le informazioni in arrivo dalla Fregata Virgilio Fasan, l'ammiraglia della missione, e intanto osserva il punto indicatogli dall'operatore al carteggio. "Ottanta chilometri circa da Tripoli - signor comandante e 63 chilometri nord dalla costa libica più vicina". Il comandante dà un'occhiata alla mappa elettronica sullo schermo poi spiega la situazione. "La segnalazione è partita dalla Capitaneria di Porto di Roma. Alcune ore fa hanno ricevuto una richiesta di soccorso da un satellitare Thuraya e dopo averlo localizzato ci hanno comunicato una posizione molto vicina a noi. Il soccorso e la raccolta dei profughi spettano a Dignity One, sono una nave di Medici Senza Frontiere con a bordo delle specie di contractor dei soccorsi specializzati in questi interventi. Inoltre sul posto c'è già il pattugliatore irlandese Samuel Beckett che collabora e partecipa da esterno alla missione Mare Sicuro. Noi garantiremo la cornice di sicurezza e interverremo nel caso di atti ostili. Se, ad esempio, arriva qualche altra barca intenzionata a riportare in Libia il gommone per riutilizzarlo allora ci avvicineremo e metteremo in mare la nostra squadra di Fucilieri di Marina". Intanto due tiratori scelti del San Marco sono già in attività. Piazzati sopra la plancia di comando della nave hanno posizionato fucili e strumenti ottici e controllano le operazioni di soccorso. "Noi da qui osserviamo e teniamo sotto tiro tutta la zona intorno a Dignity One e al gommone. Il nostro compito è garantire una parte della cosiddetta cornice di sicurezza. In pratica siamo pronti ad intervenire con un dei tiri di avvertimento o di interdizione nel caso degli scafisti cerchino di allontanarsi, ostacolare le operazioni o di riprendersi il gommone vuoto", spiega a ilGiornale.it il Sottocapo di Prima Classe Alessandro Cazzato, 36 anni, mentre il suo collega - il sottocapo di seconda Leonardo Micheletti, 31 anni, "spotter" o meglio "occhio" della coppia di cecchini - scruta la zona d'operazioni attraverso un potente monoculare Zeiss Victory Diascope.

Pochi minuti dopo dal ponte di poppa della fregata sale in cielo un elicottero Ab 212 della Marina incaricato di vigilare sulle operazioni di salvataggio. Dall'interno dell'Ab 212, in volo a meno di cento metri di altezza, la scena dell'azione è chiarissima. Il pilota Daniel Avallone, 31 anni, inclina il velivolo sul lato destro e nel perimetro rettangolare del portellone aperto compare la sagoma grigia del gommone, sormontata dall'infiorescenza di salvagente arancioni distribuiti ai migranti dai soccorritori di Medici Senza Frontiere. Senza quelle macchie d'arancio agganciate alle pelli scure degli occupanti l'imbarcazione sarebbe solo un'indistinguibile screziatura opaca tra i flutti grigio azzurri del Mediterraneo. Nell'interfono dell'elicottero ora risuonano le richieste in inglese di un addetto alle trasmissioni di "Dignity One" che raccomanda di cercare altri due barconi. "Abbiamo intervistato la gente tirata a bordo - racconta la voce - dicono di esser partiti da un posto ad un ora e mezza di auto da Tripoli e di essersi poi ritrovati in mare con altri due barconi che hanno perso subito di vista". Quando sente quel messaggio Daniel capisce che il suo volo durerà molto più a lungo. Ed infatti sono passati meno di dieci minuti quando da Fregata Aliseo rimbalza l'ordine di puntare verso la costa in direzione sud est per cercare le due imbarcazioni scomparse. Ma è come cercare un ago nel pagliaio. Dai 400 metri a cui Daniel ha portato l'elicottero per garantirsi una visuale più ampia il mare sembra un'uniforme lastra grigia. Una lastra in cui nessuno riuscirebbe a distinguere un gommone minuscolo come quello soccorso da "Dignity One". E neppure il radar è di grande aiuto. La traccia gialla disegna cerchi concentrici sul visore riconoscendo navi e pescherecci, ma non sembra assolutamente in grado di distinguere qualcosa di più piccolo. Così, dopo un'ora di giri a vuoto, Daniel deve rinunciare. "Abbiamo soltanto il carburante per rientrare non possiamo volare un minuto di più...speriamo solo che come capita a volte con queste segnalazioni quei due gommoni non siano, in verità, mai partiti. Ora tocca agli elicotteri delle altre navi darsi da fare".

A sera mentre il sole infiamma l'orizzonte e

l'equipaggio di Fregata Aliseo è riunito sul quadrato di poppa per un solenne ammaina bandiera qualcuno ricorda che i due gommoni risultano ancora irreperibili. Ma per oggi il tempo è scaduto. Domani è un altro giorno e si vedrà.

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