La Nato promette 100 miliardi di dollari l’anno da investire nella spesa militare. Gli Stati Uniti li pretendono, pena un loro ridimensionamento nei confronti degli alleati che non investiranno il 2 per cento del loro prodotto interno lordo per la difesa.
L'Organizzazione del Trattato dell'Atlantico del Nord è stata concepita per supportare logisticamente la presenza in Europa degli Stati Uniti. Parliamo di una strategia che proviene direttamente dalla guerra fredda.
La Nato era un'alleanza con un unico scopo: proteggere l'Europa occidentale da una invasione sovietica. La struttura di base della Nato non è cambiata dal crollo dell'Unione Sovietica nel 1991. E' semplicemente cresciuta fino ad includere gli ex stati satelliti sovietici e gli Stati baltici. Il motivo dietro l'espansione era quello di inglobare questi paesi nel quadro del sistema di difesa occidentale, al fine di dare loro fiducia nella loro indipendenza, così da contribuire a sostenere lo sviluppo delle democrazie.
La Germania, ad esempio. Durante la guerra fredda aveva in servizio circa 2400 carri armati Leopard di tutte le versioni (oggi 225). Le divisioni pesanti tedesche (specificatamente progettate per gli scontri nelle pianure della Germania settentrionale) avrebbero dovuto, in caso di conflitto con Mosca, arginare l’avanzata dei corazzati dell’Unione Sovietica, in attesa dei rinforzi statunitensi.
Poiché la componente principale della difesa in Europa si basava sulla pianificazione, durante la guerra fredda si svolgevano esercitazioni in grado di trasferire fino a cinquantamila soldati statunitensi attraverso l'Atlantico in pochissime ore (tralasciamo in questo frangente gli aspetti prettamente logistici come quelli viari nei paesi dell'ex Patto di Varsavia).
Basti pensare che sempre durante la guerra fredda, la tedesca Deutsche Bahn manteneva migliaia di vagoni ferroviari disponibili per il trasporto della potente Bundeswehr. Oggi non vi sono queste necessità.
Con il crollo dell’Unione Sovietica, Stati Uniti, Regno Unito e Francia incoraggiarono le nazioni europee a costruire forze orientate verso missioni di proiezione come in Afghanistan, con l'invio di truppe lontane dai confini nazionali. Convogliando i fondi in questa direzione, la spesa militare interna divenne opzionale. L'Europa di oggi non sta lottando per riprendersi dalla seconda guerra mondiale, mentre le sue capacità militari complessive dovrebbero essere alla stregua degli Stati Uniti. L’area di responsabilità della Nato è principalmente focalizzata sull’Europa, ma non vi sono guerre (nel senso stretto del termine) in questa zona.
Dal 1985 al 1989, i membri europei dell’Alleanza investirono una media del 3,3 per cento del PIL per la Difesa. Dal 1990 al 1994 la spesa si ridusse al 2,7 per cento. Nel periodo tra il 1995 ed il 1999, la spesa scese al 2,2 %, fino ad arrivare all’1,9 % tra il 2000 ed il 2004. Entro il 2009, la media scese all’1,7 % per arrivare al punto basso dell’ 1,45 per cento nel 2015.
L'intervento russo in Ucraina avrebbe dovuto innescare un’inversione di tendenza per la Nato, ma la costante preoccupazione espressa dai paesi membri dell’Alleanza non si è riflessa nella spesa per la Difesa. In realtà, sia l'Ucraina con lo spauracchio di scenario bellico moderno, ma convenzionale, sia lo Stato islamico ed il suo contesto prettamente asimmetrico che la cyber difesa, rappresentano minacce reali per la sicurezza europea e per la Nato.
Se questo processo tarda ad arrivare, allora la Nato è un organismo obsoleto. Ogni nazione ha il sacrosanto diritto di esercitare la propria linea in tema di politica estera, ma in un’alleanza vi sono parametri operativi comuni e sforzi condivisi. La Nato è obsoleta se definisce come sua ragion d’essere la protezione dell’Europa dall’invasione russa. La Nato è obsoleta se considera gli Stati Uniti come il garante della sicurezza in Europa a costo zero. La Nato, infine, è obsoleta se i paesi partner rispondono con impegno altalenante alle richieste degli Stati Uniti.
L'esempio di Atlantic Resolve
L’operazione Atlantic Resolve, ben si presta per spiegare l’attuale potenza militare dell’Allenza senza gli Stati Uniti.
Pochi giorni fa, quindici carri armati M1 Abrams, sei veicoli da combattimento Bradley e 225 soldati hanno preso posizione a Garkalne, comune di seimila anime ad est della città di Riga. I soldati americani resteranno in Lettonia fino all'arrivo del contingente multinazionale a guida canadese previsto entro la fine di maggio.
Il Canada invierà 450 soldati e veicoli da combattimento per la fanteria LAV UP/6.0. Del contingente faranno parte l’Albania, l’Italia (140 soldati), la Spagna (300), la Slovenia (50). La Spagna invierà sei carri armati Leopard 2E e quindici mezzi corazzati Pizarro. La Polonia ha assicurato altri dieci carri armati. Il comando del battaglione sarà allestito nella base militare Adazi, a nordest della capitale Riga.
Queste forze, in un ipotetico scontro, dovrebbero arginare lo sfondamento iniziale delle divisioni corazzate russe in Lettonia (sebbene sia retaggio che proviene direttamente dalla guerra fredda e che non tiene conto dei moderni asset).
Difendere l’Estonia? La Francia lo farà con 300 soldati e cinque carri armati di terza generazione Leclerc, mentre l’Inghilterra invierà 800 soldati e quattro carri armati Challenger 2.
Così come rilevato a più riprese, i quattro battaglioni non devono essere considerati come un efficace deterrente, ma riducono la già bassa possibilità di un tale attacco.
Tuttavia una guerra convenzionale su larga scala non accadrà, il ricorso al nucleare sarebbe inevitabile.
I dogmi dei paesi della Nato: bilanci in pareggio ed una mentalità pacifista
100 miliardi di dollari l’anno. E’ questa la portata dell’investimento se tutti i paesi della Nato (Stati Uniti esclusi ovviamente) raggiungessero il 2% del loro prodotto interno lordo per la difesa. Adesso tutti i leader dell’Alleanza dovranno raggiungere tale obiettivo.
I livelli di spesa derivano direttamente dalle decisioni politiche e dal processo di traduzione degli ingressi fiscali nella spesa militare. Se si sommasse l’ipotetica soglia raggiunta con l’investimento degli Stati Uniti, pari a 251 miliardi di dollari, la Nato investirebbe nella spesa militare 365 miliardi di dollari. Conti alla mano, se Germania, Italia, Canada, Spagna e Paesi Bassi raggiungessero il 2 per cento del PIL per la difesa, la Nato toccherebbe un livello di spesa di 80 miliardi di dollari.
La Germania ad esempio. Se Berlino si impegnasse ad investire il 2 per cento del PIL, aggiungerebbe 30 miliardi di dollari nella difesa europea, una larga fetta dell’obiettivo fissato. La Germania assegna solo l’1,2 per cento del PIL alla difesa e gran parte del suo bilancio è ripartito per il personale. Nonostante le rassicurazioni di poche ore fa, “I ministri della difesa hanno discusso i modi per garantire gli obiettivi di spesa e tracciare i progressi delle singole nazioni”, l’obiettivo dei cento miliardi di dollari è ancora un miraggio.
I più importanti e “ricchi” paesi della Nato, sono troppo piccoli o economicamente deboli per avere un effetto sul saldo finale della difesa europea, mentre saranno proprio le scelte della Germania ad essere determinanti per capire la futura capacità dell'Allenza.
L’Italia, nel 2016, ha investito nella spesa militare l’1,11% del PIL.
Si ignorano i programmi adottati poche ore fa dai
28 membri dell’Alleanza per raggiungere il 2%, mentre è ormai nota la posizione dell’amministrazione Trump.In mancanza di un chiaro programma di investimento, qualsiasi discorso sulla difesa europea non avrà alcun valore.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.