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Le navi italiane sulle rotte del terrore: verso i mari dell'Isis

Terrorismo e trafficanti di uomini minacciano la sicurezza dell'Italia. IlGiornale.it sale a bordo della Fregata Aliseo che pattuglia le coste della Libia. Così la Marina protegge i nostri interessi nazionali

La Fregata Aliseo in missione nel Mediterraneo
La Fregata Aliseo in missione nel Mediterraneo

La sirena ulula tre volte, i motori da 50mila cavalli tornano a ruggire e le eliche a frullare le onde del Mar Grande di Taranto mentre i marinai ammainano il tricolore di poppa per issare quello di navigazione. Per Fregata Aliseo incomincia una nuova missione (guarda qui). Una missione destinata a portare i 120 uomini imbarcati su questa fregata antimissile da 3mila tonnellate e 124 metri di lunghezza davanti alle coste di quella Libia dove terrorismo e trafficanti di uomini minacciano la sicurezza dell'Italia e i nostri interessi nazionali.

"Opereremo nel contesto della missione Mare Sicuro - spiega il capitano di fregata Giovanni Tongiorgi, 42 anni, comandante di nave Aliseo - e ci preoccuperemo di garantire la sicurezza della navigazione, con un particolare occhio a quella dei nostri pescherecci e delle piattaforme petrolifere off shore che si trovano a cento chilometri dalle coste della Libia. Ma terremo sott'occhio anche l'attività delle "sedicenti" motovedette libiche che in passato hanno sequestrato dei pescherecci ed anche aperto il fuoco contro le nostre unità impegnate a recuperare i barconi degli scafisti. In un paio di casi hanno riportato verso la costa quei barconi rimettendoli di fatto a disposizione delle organizzazioni criminali. Noi le definiamo sedicenti perché non sappiamo a quale organizzazione statuale appartengano visto che il governo di Tripoli non è riconosciuto dal nostro paese, né da gran parte della comunità internazionale. Ma soprattutto, visto come si comportano non sappiamo per chi lavorino veramente e chi abbiano a bordo".

L'operazione Mare Sicuro, partita nel marzo 2015 due mesi dopo l'arrivo dello Stato Islamico a Sirte e la decapitazione di 21 cristiani copti, egiziani è una missione interamente italiana. A differenza di quella europea "Eunavfor Med" finalizzata soprattutto alla lotta ai trafficanti di uomini e di Triton, la missione di soccorso ai migranti e di controllo delle frontiere europee, Mare Sicuro punta soprattutto a garantire la sicurezza nazionale. Dallo scorso gennaio l'Italia è il primo stato europeo a confinare, seppur lungo un fronte marittimo, con i territori dello Stato Islamico. E le zone controllate dal Califfato a Sirte, intorno a Derna e a Sabratha, proprio davanti alle piattaforme off shore dell'Eni, distano dalle nostre coste poco più di 400 chilometri, non più della distanza tra Milano e Roma. Da lì gli uomini del Califfato potrebbero tentare d'impossessarsi di un nostro peschereccio e prenderne in ostaggio l'equipaggio. Ma potrebbero anche abbordare navi di grandi dimensioni per tentare di ripetere i sequestri in alto mare messi a segno da quei pirati che operavano fin poco tempo fa davanti alle coste somale. Proprio per questo Nave Aliseo, su cui naviga ilGiornaleit, e le altre tre unità impegnate attualmente con Mare Sicuro (la fregata anti sommergibili Virginio Fasan, il cacciatorpediniere lanciamissili Durand De La Penne e il pattugliatore d'altura Comandante Cigala Fulgosi) hanno a bordo una o più squadre d'incursori o fucilieri San Marco.

"Siamo sempre i primi a salire a bordo di un barcone di profughi o di una nave sospetta - spiega il sergente Carlo Damiano responsabile della squadra di 10 fucilieri della Brigata San Marco che opera a bordo di Fregata Aliseo. "Siamo i primi ad avvicinare qualsiasi imbarcazione da verificare, sia che si tratti di un mercantile sospetto o di un semplice barconi di migranti. Il nostro compito è innanzitutto garantire la sicurezza e capire che a bordo non ci siano uomini armati pronti a spararti addosso, o peggio, terroristi decisi farti saltare in aria. Ogni volta che scendiamo in mare i nostri due tiratori di precisione inquadrano l'obbiettivo e lo tengono sotto tiro. Sono loro a dirci tutto quel che succede sull'obbiettivo e a garantirci da eventuali sorprese. Poi siamo io e i miei otto uomini a mettere sotto controllo la plancia e la sala macchina ovvero i punti nevralgici dell'imbarcazione su cui saliamo". Mentre il sergente Damiano e i suoi uomini preparano armi e attrezzatura un vento a ottanta chilometri l'ora spazza il ponte della fregata Aliseo e trasforma il mare in una distesa di schiuma vorticosa e biancastre .

La Calabria e alle nostre spalle e se sarà buon vento, come si augurano sempre tutti i marinai, tra due giorni saremo in zona d'operazioni.

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