Niente estradizione in Usa per Assange: "Rischio suicidio"

Julian Assange non verrà estradato negli Stati Uniti: il "no" arriva dal tribunale di Londra. Stati Uniti pronti al ricorso

Niente estradizione in Usa per Assange: "Rischio suicidio"

Niente estradizione negli Stati Uniti per Julian Assange: il tribunale britannico chiamato a pronunciarsi si è espresso poco fa, stabilendo che il fondatore di Wikileaks non dovrà dunque essere sottoposto ad un processo negli Usa. Almeno per ora, perché da Washington hanno già annunciato battaglia.

La motivazione data dal giudice per negare l'estradizone riguarda le condizioni psicologiche dell'hacker e giornalista australiano: Vanessa Baraitser, magistrato incaricato a Londra, ha fatto presente come Assange potrebbe decidere di suicidarsi, una volta estradato negli States. Alla base del no al provvedimento d'estradizione, dunque, la natura "pesante" della situazione mentale. L'aggettivo individuato dal giudice è quello.

Il nome di Julian Assange è rimbalzato di nuovo sulla stampa in questi ultimi mesi: si è ipotizzato che Donald Trump, dopo aver preso contro Joe Biden le ormai trascorse elezioni presidenziali, potesse concedergli la grazia, considerando i provvedimenti che il presidente in carica degli Stati Uniti sta disponendo in queste sue ultime settimane alla Casa Bianca. La suggestione, però, è rimasta tale per ora. E questo è avvenuto nonostante una parte della base elettorale del tycoon tifi in maniera aperta per la concessione. La notizia della mancata estradizione sarà stata accolta con favore dell'avvocato e compagna di Assange Stella Moris che, poco prima che il tribunale londinese si pronunciasse, aveva accostato il sì all'estradizione ad una "farsa impensabile", così come ripercorso dall'Agi.

L'hacker australiano, al centro del caso Wikileaks, è accusato di una serie di fattispecie: dalla pirateria informatica allo spionaggio. Tra i capi d'accusa non è annoverato, com'è noto, la diffusione dei documenti. Quelli che hanno disvelato parecchi segreti della politica americana e non solo. Della questione Wikileaks si è parlato molto pure in prossimità delle elezioni presidenziali che Trump ha vinto contro Hillary Clinton nel 2016. In totale, Assange potrebbe poter scontare, se giudicato colpevole, pene relative ai reati che prevedono quasi 200 anni di reclusione. La vicenda, che è internazionale, ha addosso i riflettori di chi ritiene che Assange sia una sorta di simbolo a tutela della libertà del giornalismo, ma la questione rimane complessa e dibattuta.

Assange sarebbe depresso, e sulla base di questa patologia potrebbe suicidarsi: il parere espresso dal giudice in sintesi è questo. Gli Stati Uniti, poco dopo la lettura della sentenza, ha comunicato la ferma volontà di procedere mediante un ricorso. Il collegio difensivo dell'hacker ora punta tutto sulla liberà: l'idea è quella di pagare una cauzione per consentire ad Assange di uscire dal regime in cui ora si trova. Il cursus giudiziario di questa storia, insomma, non è ancora terminato.

Tra coloro che hanno esultato per la pronuncia, va annoverato Yanis Varoufakis, ex ministro delle Finanze della Grecia. L'economista ha commentato la decisione via Twitter: "Ho appena sentito la notizia che la giudice si è pronunciata contro l'estradizione di Julian Assange negli Stati Uniti.

Il governo degli Usa, ovviamente, farà appello. Quindi, sebbene Julian non sia ancora al sicuro, un raggio di speranza sembra aver perforato una lunga ombra oscura sulla decenza umana e sulla libertà di stampa", ha scritto Varoufakis.

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