"No al bando dei musulmani". Proteste anti Trump negli aeroporti

Migliaia di attivisti in piazza contro il decreto di Trump. Usano gli stessi slogan della Marcia delle Donne. E un sito vicino a Soros fa da collettore delle proteste

"No al bando dei musulmani". Proteste anti Trump negli aeroporti

Proteste, scioperi e cortei infiammano in tutti gli Stati Uniti. È la risposta del popolo dem all'ordine esecutivo siglato dal presidente Donald Trump che sospende per centoventi giorni l'ingresso dei cittadini e rifugiati provenienti da sette Paesi a maggioranza musulmana. Tutte le manifestazioni sono state organizzate con il titolo "No muslim ban" ("No al bando dei musulmani") e sono subito diventate topic trend su Twitter. Tanto che sul sito Thinkprogress, il cui proprietario è l'Owner Center for American Progress che (ovviamente) ha come maggiori donatori George Soros, ha raccolto la protesta in un lungo elenco di appuntamenti in tutto il Paese.

Il divieto temporaneo d'ingresso negli Stati Uniti a immigrati di sette Paesi a maggioranza musulmana ha causato caos e indignazione in tutto il mondo, mentre a diversi viaggiatori è stato impedito l'ingresso nel Paese. Le misure approvate venerdì da Trump con lo scopo dichiarato di "proteggere il Paese dall'ingresso di terroristi stranieri" sono state immediatamente contestate davanti alla giustizia da un gruppo di organizzazioni per i diritti, che le accusano di incostituzionalità. Il presidente americano però ha risposto alle critiche: "Non si tratta di un bando dei musulmani, ma di un provvedimento che sta funzionando molto bene, lo vedrete negli aeroporti e ovunque". Negli aeroporti, però, si è proprio scatenata una dilagante protesta a favore degli immigrati musulmani (guarda la gallery). Ieri sera, proprio mentre venivano bloccati alle frontiere degli scali i primi stranieri provenienti dai sette Paesi islamici messi nella lista nera da Trump, al JFK di New York si sono radunati oltre tremila attivisti al grido "No al bando dei musulmani". L'agenzia che gestisce lo scalo ha tentato di ostacolare il flusso di manifestanti fermando i treni che portano ai terminal, ma il governatore dello stato di New York, il democratico Andrew Cuomo, ha cancellato la misura, affermando che la gente ha il diritto di protestare.

Donald Trump voleva chiamare il suo ordine esecutivo che sospende gli arrivi di rifugiati e l'ingresso a cittadini da sette Paesi a maggioranza musulmana semplicemente "muslim ban", divieto ai musulmani. Almeno a sentire l'ex sindaco di New York, Rudy Giuliani che ha ricostruito la genesi del decreto. "Quando la prima volta ne ha parlato, ha detto, "'muslim ban', divieto ai musulmani. Mi ha chiamato e mi ha detto: 'metti insieme una commissione, mostrami il modo giusto per farlo, da un punto di vista legale'", ha raccontato Giuliani in una intervista a Fox News. Così Giuliani "si è concentrato sul pericolo (invece che sulla religione)", quando, insieme a un team legale di esperti, ha delineato la bozza di decreto che adesso sta scatenando la polemica in tutto il mondo.

Nei sit in davanti agli aeroporti si vedono gli stessi slogan usati durante la "Marcia delle donne". Uno su tutti: "Noi siamo come dovrebbe essere l'America".

Le proteste anti Trump sembrano ormai già un movimento ben strutturato che, all'occorrenza, scende in piazza nel tentativo di paralizzare il Paese e "sensibilizzare" l'opinione pubblica. Per il momento non è guidato da leader riconoscibili, ma viene già rilanciata con forza sui social network da attivisti molto noti.

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