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Il Nyt: "Salvare i migranti in Libia? Ha fatto aumentare i morti"

Secondo il New York Times, le operazioni di salvataggio dei migranti a ridosso delle acque territoriali libiche non hanno fatto altro che aumentare il numero dei morti nel Mar Mediterraneo. Una strategia deleteria che sta avendo conseguenze devastanti

Il Nyt: "Salvare i migranti in Libia? Ha fatto aumentare i morti"

Andare a prendere i migranti a ridosso delle coste libiche? Una strategia deleteria che sta avendo l'effetto contrario di quello sperato. Ad evidenziarlo è l'illustre New York Times, in un articolo che sbugiarda la retorica politicamente corretta e pro-immigrazionista. "Le strategie adottate finora per salvare i migranti nel Mar Mediterraneo e smantellare le reti di contrabbando hanno avuto conseguenze mortali e inaspettate - osservano Stuart A. Thompson e Anjali Singhvi - Ogni sforzo per ridurre la crisi migratoria può essere controproducente e pericoloso. I migranti sono finiti in una situazione ancora più disperata".

Salvataggi dei migranti a ridosso delle acque territoriali libiche

Il New York Times rileva come le ong arrivino a ridosso delle acque territoriali libiche e non nel Canale di Sicilia. "Prima del 2014, i salvataggi in mare avevano luogo vicino alle coste italiane. Alla fine dell'anno, si sono spostati sempre più a sud e dal 2015 verso la sponda libica. Ora le operazioni avvengono sul confine delle acque territoriali libiche" - osserva il quotidiano statunitense. Naturalmente, tutto questo ha incoraggiato e incentivato le partenze, con imbarcazioni sempre più fatiscenti, rendendo il viaggio degli stessi migranti, seppur più breve, molto più pericoloso: "Le operazioni di soccorso dei migranti vicino alla costa libica hanno salvato centinaia di persone in mare. Ma questo ha introdotto un incentivo potenzialmente mortale, incoraggiando altri rifugiati a rischiare di mettersi in viaggio e gli scafisti a far partire un numero maggiore di navi". Un dato di fatto già analizzato in passato da Frontex.

Aumentano le morti nel Mediterraneo

Secondo il quotidiano newyorkése, infatti, i trafficanti di essere umani ora utilizzano bagnarole o gommoni e carburante appena sufficiente a raggiungere il confine delle acque territoriali libiche. "In questo modo gli scafisti possono spegnere il motore e scappare verso la Libia su un'altra imbarcazione, lasciando i migranti alla deriva fino all'arrivo dei soccorsi. I gruppi che monitorano la crisi dei migranti si aspettano che il bilancio delle vittime superi quello dello scorso anno". Secondo Joel Milman, portavoce dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, "questo è molto più pericoloso. Stanno imbarcando le persone su navi più molto più piccole, con più persone a bordo". La soluzione? Per il New York Times è migliorare le condizioni di vita nei paesi di provenienza: "Tutti concordano sul fatto che la soluzione definitiva si trova in Libia e nell'Africa più profonda, dove il miglioramento delle condizioni di vita e delle opportunità potrebbe scoraggiare le persone a salire a bordo di queste imbarcazioni, in un viaggio disperato che potrebbe rivelarsi mortale".

I numeri di una strage

Il numero di migranti e rifugiati deceduti nel Mar Mediterraneo dall'inizio dell'anno ha superato la soglia dei 1.500: lo rivelano le ultime stime rese note a Ginevra dall'Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim), riportate poche settimane fa dall'Ansa. Dal primo gennaio al 24 maggio scorso, un totale di 60.521 migranti e rifugiati sono entrati via mare in Europa e il numero di decessi dall'inizio dell'anno è salito ad almeno 1.530. Inoltre, il 90% delle persone che arrivano nel nostro Paese via mare, ci rimane. Dall'inizio dell'anno i migranti che sono arrivati dalla Libia in Italia, provenienti dai paesi dell'Africa occidentale, sono quasi 40 mila. Si stima che entro la fine dell'anno gli sbarchi in Italia potrebbero superare la cifra record di 200 mila persone.

Numeri drammatici che potrebbero scatenare un'emergenza sociale difficile da gestire.

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