Guerra in Ucraina

"O tutti eroi o...": quel post sibillino di Capuozzo sulla guerra

Secondo Tony Capuozzo, vista la determinazione di Zelensky di vincere pienamente, la fine del conflitto in Ucraina e tutt'altro che vicina

"O tutti eroi o...": quel post sibillino di Capuozzo sulla guerra

"Le guerre sono così, per Putin e per noi, in modo simmetrico: sono sabbie mobili, inizi, e poi è sempre più difficile venirne fuori". Secondo Tony Capuozzo, dopo più di un mese, la fine del conflitto in Ucraina e tutt'altro che vicina.

Il noto cronista di guerra ricorda la richiesta fatta all'Italia da parte del ministro degli esteri ucraino Dmytro Kuleba di inviare altre armi perché"il peggio deve ancora venire". Ma non solo. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in un’intervista rilasciata a Fox News, non ha lasciato spazio a compromessi, dichiarando:"Una vittoria della verità significa una vittoria per l’Ucraina e gli ucraini", ammettendo, però, di non saper rispondere alla "domanda dolorosa" sul "quando". Di certo, per Zelensky, c'è solo che:"Oltre alla vittoria, il popolo ucraino non accetterà nessun risultato" perché "la questione dell’integrità territoriale e della sovranità è fuori discussione". Ma, oltre alla determinazione del presidente ucraino, ci sono altri indizi che lasciano pensare che la guerra possa durare a lungo. Capuozzo nota come l'arrivo di carriarmati comprati dagli Stati Uniti sia il segnale che gli ucraini vogliono passare dalla difesa all'attacco."Vuoi negare il diritto ucraino alle terre irredente da otto anni di guerra sporca e una quarantina di giorni di guerra nobile?", si chiede polemicamente il cronista che racconta di essere andato a visitare il santuario militare di Fagarè della Battaglia, a due passi dal Piave, vicino al quale si trova una casa con la famosa scritta: “Tutti eroi! O il Piave o tutti accoppati!".

Questa scritta è stata conservata nel santuario, insieme a un’altra che il fascismo aveva fatta sua: "meglio un giorno da leone che cento da pecora". Capuozzo ricorda che i nazisti, nel 1944, distrussero una parte di quel sacrario,"quella in cui dei bassorilievi, piuttosto realistici descrivevano il sacco degli austroungarici: stupri, furti, distruzione dei raccolti " come in una sorta di "cancel culture anzitempo". Una distruzione inutile dato che "quei bassorilievi sono stati recuperati e sono ben visibili". Non molto lontano da lì, poi, si trova un'osteria, chiamata La Bersaglia, alle cui pareti vi è affissa"la prima pagina di un quotidiano che annuncia l’attacco di Pearl Harbour" e il conseguente ingresso degli Stati Uniti nella Seconda guerra mondiale. "Insomma, un giramento di testa, tra le guerre. Ma la cosa più straniante è stato guardare i lavori del metanodotto in costruzione, che ha comportato espropri e mugugni, e appare come una trincea nei campi verdi di primavera", scrive ancora Capuozzo sottolineando che quelle sono tutte terre di alpini. "Non è un caso se non c'è una sola canzone degli alpini che canti la gloria della guerra. Tutte a ricordare la bella e la mamma, il dovere da assolvere e un compagno andato avanti, il paese lasciato e la tradotta, il ponte di Perati e la bruttezza della guerra", aggiunge Capuozzo che chiosa:"Anche con una erre sola, la guera, perché così faticava a chiamarla la gente dei campi.

Ecco, quella scritta sul muro, con tutte le doppie al posto loro, ecco cosa mi è scappato di pensare, cento e quattro anni e trentanove giorni dopo".

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