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Obamagate, i documenti che provano gli abusi di potere contro Trump

Decadute tutte le accuse contro il generale Michael Flynn, primo consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, ora l'attenzione si sposta sulla condotta dei funzionari di Obama. Il giornalista Gleen Greenwald: "Abusi di potere"

Obamagate, i documenti che provano gli abusi di potere contro Trump

L'Obamagate, ovvero la controinchiesta dell’amministrazione Trump sulle origini del Russiagate e sulla fabbricazione delle false prove al fine di provare la collusione fra la Campagna di Trump e il Cremlino all’indomani delle elezioni presidenziali del 2016, è al centro del dibattito politico americano. Come riportato da InsideOver, il caso potrebbe travolgere i vertici delle agenzie governative di allora – l’ex direttore dell’Fbi James Comey e l’ex vicedirettore Andrew McCabe, l’ex capo della Cia John Brennan, James Clapper, ex direttore dell’intelligence – oltre allo stesso ex presidente Barack Obama e Joe Biden, candidato dem alle prossime elezioni presidenziali. Tutti coinvolti nel grande "complotto" contro Donald Trump, che ora ha sete di vendetta.

Al centro c'è Michael Flynn, primo consigliere per la sicurezza nazionale di Donald Trump, vittima eccellente del Russiagate. Il Dipartimento di Giustizia ha affermato di aver concluso che l’interrogatorio di Flynn da parte dell’Fbi era "ingiustificato" e che è stato condotto "senza alcuna legittima base investigativa”. Com'è emerso la scorsa settimana, su richiesta dei legali di Flynn, un giudice federale statunitense ha desecretato documenti del Federal Bureau of Investigation (Fbi) che dimostrano come l’ex consigliere di Trump stato vittima di un "piano deliberato" del bureau allo scopo di incastrarlo. Tali rivelazioni hanno portato il Dipartimento di Giustizia a ritirare ogni accusa contro il generale.

I funzionari dell'amministrazione Obama e quegli abusi di potere contro Trump

Come spiega The Intercept, testata di orientamento liberal non certo vicina all'amministrazione Trump fondata dal giornalista investigativo Gleen Greenwald, i documenti recentemente diffusi rivelano che la condotta dell'Fbi, sotto la guida dell'ex direttore James Comey e dell'allora vicedirettore Andrew McCabe (che fu costretto a lasciare il bureau dopo essere stato sorpreso a mentire agli agenti ), "era impropria" e animata da un grave pregiudizio politico. Innanzitutto, nota Greenwald, non si capisce perché l'Fbi abbia dovuto interrogare Flynn per le sue conversazioni con l'ambasciatore russo Kislyak. "Non c'è nulla di lontanamente spiacevole o insolito - o di criminale - in un funzionario senior della sicurezza nazionale che sta per insediarsi e che si rivolge a una controparte in un governo straniero per cercare di ridurre le tensioni" sottolinea Greenwald. Ciò che rivelano i documenti resi noti nell'ultimo mese, sottolinea Greenwald, è che "i poteri delle agenzie dello stato di sicurezza - in particolare l'Fbi, la Cia, l'Nsa e il Doj - sono stati sistematicamente abusati" per "fini politici piuttosto che legali".

Flynn, nota Greenwald, "è un generale falco di destra, le cui opinioni sulla cosiddetta guerra al terrorismo sono lontani dalle mie convinzioni". Ciò, sottolinea, "non rende giustificata la sua azione penale. Le opinioni di Flynn su una persona o sulla sua politica (o quelle dell'amministrazione Trump in generale) non dovrebbero assolutamente influire sulla valutazione della giustificabilità di ciò che il governo degli Stati Uniti ha fatto". In generale, è tutto l'impianto accusatorio del Russiagate a vacillare, secondo le ultime rivelazioni. Come riportato anche da InsideOver, l’ex capo della Cia John Brennan e acerrimo nemico del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, secondo alcuni documenti recentemente declassificati dal capo dell’intelligence Richard Grenell, avrebbe "occultato" alcune informazioni essenziali sulle presunte interferenze russe nelle elezioni presidenziali del 2016. Lo scopo era quello di alimentare la narrativa della collusione fra la Campagna di Trump e Mosca. Come spiega Federico Punzi su Atlantico Quotidiano, Brennan avrebbe nascosto informazioni di intelligence in contraddizione con le conclusioni del gennaio 2017 secondo cui la Russia aveva interferito nel processo elettorale per aiutare Trump e danneggiare Hillary Clinton.

A questo si aggiunge il fatto che la società privata incaricata dal Comitato nazionale democratico di esaminare i propri server dopo l’hackeraggio della primavera 2016, non avrebbe in realtà una prova certa che i russi abbiano rubato le email che poi Wikileaks avrebbe diffuso.

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