A Parigi è vietato "sostenere i Cristiani d'Oriente": "Le società pubbliche sono neutrali"

L'azienda dei trasporti della capitale francese censura la pubblicità di un concerto "a sostegno dei Cristiani d'Oriente", perché "non può prendere posizioni tra le due parti di un conflitto"

La locandina del concerto dei "Les pretres"
La locandina del concerto dei "Les pretres"

Ogni epoca ha le proprie parole d'ordine. Concetti sbandierati come gonfaloni, che riassumono in poche lettere lo spirito del tempo: tra i vessilli del nostro tempo c'è sicuramente quello di laicità.

Parola amatissima, osannata, inflazionata. Troppo, spesso fraintesa. Non più concepita come rifiuto di ogni pregiudizio e di ogni precomprensione, ma paura di qualsiasi presa di posizione, sinonimo del relativismo più ipocrita e codardo. Utilizzata surrettiziamente per mascherare il concetto, assai meno nobile, del laicismo.

A Parigi, che della laicità ha fatto una bandiera, la società dei trasporti pubblici Ratp si è rifiutata di affiggere la pubblicità di un concerto perché apertamente "a sostegno dei Cristiani d'oriente". La motivazione è agghiacciante: "l'obbligo della società di mantenere il servizio pubblico neutrale nell'attuale contesto di un conflitto all'estero".

Per il 14 giugno nella capitale francese è infatti in programma l'esibizione dei "Les Prêtres", gruppo musicale formato da due seminaristi francesi e da un sacerdote vietnamita: un concerto organizzato per raccogliere fondi a favore dei Cristiani d'oriente perseguitati. Alla Ratp, però, non gradiscono e subito scatta la censura: la menzione "per i Cristiani d'oriente" deve sparire, i cartelloni vanno ristampati.

Tutto perché la società dei trasporti "non può schierarsi", nemmeno quando il conflitto si gioca tra vittime e carnefici, tra terroristi e martiri. La reazione dell'opinione pubblica è violenta, anche perché in passato la stessa azienda aveva ospitato manifesti del "Soccorso islamico in Francia" e altri manifesti ben poco politically correct.

Persino il premier Manuel Valls interviene su Twitter, invocando la fine di questi "dibattiti sterili": "Sosteniamo i Cristiani d'oriente, vittime del terrore oscurantista - scrive il primo ministro - La Ratp deve assumersi le proprie responsabilità".

L'azienda dei trasporti, vistasi scoperta, è costretta a una precipitosa quanto imbarazzante marcia indietro: il manifesto verrà affisso nella versione originaria, che rende giustizia ai martiri sacrificati dalla follia terrorista.

Dal Coordinamento dei Cristiani d'oriente, però, hanno preferito non ritirare la denuncia contro Ratp. Il presidente Patrick Karam spiega di voler stabilire un precedente giuridico: "Vogliamo una condanna che aiuti, in futuro, a far sì che simili comportamenti possano essere evitati."

Perché la denuncia dei massacri non può essere censurata da nessuno e nemmeno annacquata come generica

condanna dei "crimini contro l'umanità". Chi viene ucciso per la propria razza, per le proprie idee, o per la propria fede merita di essere ricordato per quello che era. Lo impone il rispetto per la memoria di tutti i morti.

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