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"Il centro si rafforza. Noi vogliamo un'Italia forte"

Per Viktor Elbling, Italia e Germania remano nella stessa direzione. E a Berlino scommettono sul lavoro del governo di Mario Draghi

L'ambasciatore Elbling: "Il centro si rafforza. Vogliamo un'Italia forte" Esclusiva

La residenza dell’ambasciatore tedesco è un angolo di Germania immerso nel cuore della capitale. A pochi passi dalle mura che per millenni hanno custodito l'Urbe, la villa è perfettamente integrata nel doppio spirito italiano e tedesco: sobria e allo stesso tempo elegante, trasmette immediatamente un senso di serenità ma anche di compostezza. Imperturbabile come quelle pietre che compongono quello che era l'accesso nel territorio capitolino.

A fare gli onori di casa a Villa Almone è l'ambasciatore Viktor Elbling, dal 2018 rappresentante della Repubblica federale tedesca in Italia. Un uomo che oggi dice di ritenersi "fortunato", perché vive come ambasciatore uno dei momenti più felici delle relazioni tra Germania e Italia. Relazioni che molto spesso sono apparse complicate, specialmente nelle fasi di crisi dell'Eurozona. I due Paesi, in questi giorni, sono stati attraversati da elezioni particolarmente interessanti, e fondamentali in termini di governo per quanto riguarda Berlino. E la nostra conversazione con Elbling parte proprio dal voto tedesco.

Italia al voto per le amministrative e la Germania al voto per il nuovo parlamento e un nuovo cancelliere. Cosa ci dicono le elezioni tedesche?

In Germania abbiamo visto che il centro dello spettro politico si sta riorganizzando. I due blocchi che tradizionalmente esistevano sono oggi più deboli, però allo stesso tempo vediamo che il "centro" si è rafforzato. Perché in questo centro abbiamo praticamente l'85% dei voti. In questo centro si trovano politiche europeiste e transatlantiche e la condivisione sui temi centrali della politica: e sono condivise dall'85 per cento degli elettori. Un elemento di stabilità molto forte e di continuità.

Italia e Germania vengono viste come rivali, e agli occhi di molti Berlino viene vista come "insensibile" rispetto alle istanze italiane. C'è del vero o è una percezione errata?

Io penso che sia davvero errato vedere questi due Paesi come competitor. Ci sono aziende che possono competere sui mercati, ma come sistemi siamo molto legati, molto interdipendenti. Molto più di quello che si vede. Solo se l'Italia sta bene, sta bene anche la Germania, e viceversa. Le nostre filiere sono integrate, siamo le due più importanti potenze industriali dell'Ue, siamo entrambi esportatori interessati ai mercati aperti. Abbiamo la stessa identica visione su tutti i principali temi di politica estera: Libia, Afghanistan, Turchia, Russia, Cina, Balcani occidentali... una visione pragmatica e legata ai nostri valori e interessi. Questa visione per cui se un Paese vince e l'altro perde è completamente sbagliata. Noi vogliamo che l'Italia stia bene, e il Next Generation Eu dimostra che la Germania è pronta a investire per questo. Non per semplice beneficienza, ma perché proprio nel nostro interesse.

La percezione quindi è solo tale...

Le idee divisive sono molto diverse dalla realtà. E questo lo sanno sia i partiti politici che gli industriali. Siamo alleati e giochiamo nella stessa squadra. E del resto questa pandemia l'ha reso molto chiaro, perché quando c'è stato bisogno di solidarietà e corresponsabilità, siamo intervenuti. Pensiamo all'immagine della Germania, che con la Luftwaffe -che in questo Paese non ha un ricordo sereno - è venuta in Italia per prendere i pazienti e curarli negli ospedali tedeschi. Questa è la realtà, il resto è fumo. Se parliamo con le aziende italiane, l'industria ecc. tutti cooperano e collaborano.

L'asse franco-tedesco è sempre considerato il motore dell'Ue. Ma si parla sempre più di un'Italia più incisiva in questo senso. Tanti vedono in Draghi come elemento utile per cambiare questo paradigma, verso un asse italo-franco-tedesco. Che ne pensa?

Il rispetto per la personalità di Mario Draghi è altissimo in Germania. Un uomo rispettato profondamente per la sua storia e che conosciamo molto bene dai tempi della Bce. Lo apprezziamo tantissimo. L'alleanza tra Germania e Francia è una condizione necessaria per l'integrazione europea, ma non è sufficiente. Italia, Francia e Germania sono fondamentali. L'Europa ha sempre avuto bisogno dell'Italia e Roma è sempre stata protagonista dell'integrazione Ue. Noi vogliamo assolutamente che l'Italia sia protagonista e che sia forte. Per cui certo, l'Italia è benvenuta e noi tre Paesi fondatori abbiamo una responsabilità molto alta, soprattutto in questa Ue post Brexit.

Politica estera, lei prima citava dossier in cui Italia e Germania sembrano essere molto più vicine rispetto per esempio alla Francia. Possiamo dire che nell'area mediterranea c'è una maggiore sinergia tra Roma e Berlino?

C'è senza dubbio. Basti pensare al processo di Berlino sulla Libia: insieme siamo riusciti a portare avanti un progetto di pacificazione della Libia in attesa delle elezioni. Il viaggio dei ministri degli Esteri di Italia, Germania e Francia in Libia è stato un messaggio molto forte. Affinità che abbiamo visto anche con la Turchia, che è un partner importante politicamente, economicamente e a livello geostrategico: dobbiamo avvicinarci con i nostri valori ma dialogando e cooperando in modo pragmatico. E questo ci accomuna tantissimo. Idem per Cina e Russia. Non c'è veramente un tema in cui vi siano differenze nette tra Italia e Germania. Anche sul fronte migratorio tutte e due vogliamo una riforma del Patto di Dublino con più solidarietà da parte dei Paesi europei. Per me come ambasciatore è davvero un momento molto buono: stiamo lavorando nella stessa direzione.

Lei parlava di Cina e la Russia. Ma in questa nuova "Guerra fredda" la Germania ha giocato un ruolo sempre abbastanza autonomo, pur dentro il sistema atlantico. Pensiamo a Nord Stream 2 o agli accordi commerciali con Pechino. La strada intrapresa dalla Germania è un esempio di autonomia strategica Ue o dovremmo in qualche modo dare garanzie agli Stati Uniti?

Noi non ci auguriamo una nuova Guerra fredda. Abbiamo sempre ritenuto importante che il dialogo si mantenga con tutti i partner, anche con quelli più difficili e nei momenti più complicati. È sbagliato pensare che si tratti solo di interessi economici - che sono comunque importanti -, in generale serve dialogare con chi ha una visione diversa su come si organizza un Paese o un sistema. È stato così con l'Iran, è stato così con la Russia ed è così con la Cina. Abbiamo bisogno anche di parlare delle differenze e apertamente, ma se non c'è dialogo non si può nemmeno influenzare in modo positivo. Interessi e valori devono andare di pari passo.

Angela Merkel arriva nella capitale. La cancelliera è stata spesso considerata un leader dell'Ue. Ora che finisce questo fase, la Germania può avere un problema nel guidare l'Ue oppure pensa che questo ruolo sarà mantenuto?

Noi non vediamo noi stessi come guida unica. In Europa abbiamo bisogno di una cooperazione molto stretta prima di tutto tra i Paesi con un maggiore peso e più “grandi”: Italia, Francia, Germania, Spagna, Polonia. Ma noi abbiamo fatto sempre il possibile per capire tutti, anche i Paesi più piccoli. L'Europa, con l'unanimità, non ha un sistema veloce, ma cerca di trovare l'accordo di tutti, soprattutto nei momenti di crisi. Come abbiamo fatto con i vaccini, l'Europa si è inventata un'unità sanitaria che prima non esisteva. La Germania non vede sé stessa come prima della classe, ma come uno Stato con una responsabilità maggiore insieme agli altri cosiddetti più grandi. Mi piace pensare che Berlino abbia un ruolo che è quello di compattare le diverse anime dell'Europa, Nord e Sud, Est e Ovest: è sempre stato così. Il cancelliere Helmut Kohl diceva che se in Europa, per trovare una soluzione o un compromesso, se c'è bisogno di fare un chilometro in più, è la Germania a dover fare quel chilometro. Il nostro ruolo è trovare posizioni comuni e soluzioni: se necessario, investendo di più.

E nel prossimo futuro cosa si aspetta dall'Italia e dall'Europa?

Siamo in una fase nuova, con un'opportunità di integrazione molto forte, a partire dal Next Generation Eu. Abbiamo strumenti che ci daranno la possibilità di diventare un hub di innovazione economico, tecnologico e sociale nel mondo. Anche sul fronte della sostenibilità. Spero che riusciremo a utilizzare questa opportunità che abbiamo nelle nostre mani, forse la più grande opportunità di integrazione che avremo in questa generazione. Io sono ottimista, soprattutto vedendo quello che avviene in Italia, con un governo molto serio che vuole raggiungere gli obiettivi di rafforzare il Paese anche nell'interesse dell'Europa.

È un momento davvero buono per le relazioni italo-tedesche, ma anche per l’Europa.

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