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Pena di morte: il record di esecuzioni alla Cina. Ma Pechino nasconde i dati

Pubblicato il rapporto 2016 di Amnesty International sulla pena di morte. In totale 1.032 condanne eseguite in 23 paesi del mondo. La denuncia: "Pechino occulta il numero scandaloso di esecuzioni"

Pena di morte: il record di esecuzioni alla Cina. Ma Pechino nasconde i dati

Il primato nelle esecuzioni va alla Cina. Anche se i dati ufficiali di Pechino sarebbero occultati. Il governo cinese, infatti, userebbe un sistema segreto per nascondere "uno scandaloso numero di esecuzioni". La denuncia arriva da Amnesty International, secondo cui Pechino rimane "leader mondiale" dei paesi in cui è praticata la pena di morte. L’organizzazione umanitaria, che ha pubblicato oggi il suo rapporto annuale sull’applicazione della pena di morte, premette che la base di dati giudiziari resi noti dal governo di Pechino su internet "è un passo di apertura", ma parziale, perché non menziona centinaia di casi. "La base dei dati cinesi contiene solo una parte infinitesimale delle migliaia di condanne a morte che Amnesty stima siano emesse ogni anno". Citando fonti di stampa, Amnesty sottolinea ad esempio che tra il 2014 e il 2016 almeno 931 persone sarebbero state condannate a morte, ma nelle cifre ufficiali cinesi vengono indicate solo 85 sentenze di condanna.

Nel 2016 Amnesty ha registrato un calo del 37% del numero di esecuzioni rispetto allo scorso anno. Almeno 1.032 persone sono state messe a morte in 23 paesi, 602 in meno del 2015, anno in cui Amnesty a registrato il più alto numero di esecuzioni dal 1989. Nonostante la diminuzione il numero complessivo di esecuzioni nel 2016 si è mantenuto più alto della media registrata nella decade precedente. Il solo Iran è responsabile del 55% di tutte le esecuzioni registrate. Insieme ad Arabia Saudita, Iraq e Pakistan ha eseguito l'87% di tutte le sentenze capitali registrate lo scorso anno. L'Iraq ha più che triplicato il numero di esecuzioni, l'Egitto e il Bangladesh lo hanno raddoppiato. Complessivamente nel 2016 sono state eseguite 3.117 pene di morte in 55 paesi, un significativo aumento sul dato del 2015 (1.998 in 61 paesi). Almeno 18.848 persone si trovavano nel braccio della morte alla fine del 2016.

Le esecuzioni sono diminuite notevolmente anche in Indonesia, Somalia e Stati Uniti d'America. Per la prima volta dal 2006, gli Usa non sono comparsi tra i primi cinque esecutori mondiali, in parte a causa dei ricorsi legali sul protocollo dell'iniezione letale e anche alla difficoltà di reperire i farmaci per le esecuzioni. La Bielorussia e le autorità dello Stato di Palestina hanno ripreso le esecuzioni dopo un anno di interruzione, mentre Botswana e Nigeria hanno eseguito le loro prime condanne a morte dal 2013.

Non si registrano esecuzioni in sei paesi, Ciad, Emirati Arabi Uniti, Giordania, India, Oman e Yemen, che invece ne avevano eseguite nel corso del 2015. Amnesty International non è stata in grado di confermare se siano avvenute esecuzioni in Libia, Siria e Yemen.

Nel 2016 cono stati utilizzati i seguenti metodi di esecuzione: decapitazione (Arabia Saudita), fucilazione (Arabia Saudita, Bielorussia, Cina, Corea del Nord, Indonesia, Palestina (Stato di), Somalia, Taiwan), impiccagione (Afghanistan, Bangladesh, Botswana, Egitto, Giappone, Iran, Iraq, Malesia, Nigeria, Pakistan, Palestina (Stato di), Singapore, Sudan, Sudan del Sud) e iniezione letale (Cina, Stati Uniti d'America, Vietnam).

Come negli anni precedenti, Amnesty International non ha ricevuto resoconti di esecuzioni giudiziarie avvenute tramite lapidazione.

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