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La polizia di Singapore arresta due giornalisti sudcoreani

Dei giornalisti sudcoreani sono stati arrestati dalla polizia di Singapore. Si sarebbero introdotti senza permesso nella residenza dell’ambasciatore di Pyongyang. Tutto questo a pochi giorni dal vertice Trump-Kim

La polizia di Singapore arresta due giornalisti sudcoreani

La polizia di Singapore ha arrestato due giornalisti sudcoreani, accusandoli di essersi introdotti senza autorizzazione nella residenza del rappresentante nordcoreano. Le autorità della città-Stato hanno ribadito che, fino al termine del summit tra Usa e Corea del Nord, resterà in vigore lo stato di massima allerta.

Due inviati dell’emittente sudcoreana Kbsn (Korean Broadcasting System News) sono stati arrestati dalle Forze di sicurezza del Paese asiatico con l’accusa di avere violato il cordone anti-terrorismo allestito intorno alla residenza privata dell’ambasciatore di Pyongyang. Altri due giornalisti della stessa emittente sarebbero sotto indagine. Il Ministero degli Esteri di Seoul si è immediatamente attivato per sincerarsi delle condizioni dei soggetti arrestati e per offrire a questi ultimi una adeguata assistenza legale. Il Governo sudcoreano, per il momento, non ha emesso note di protesta nei confronti delle Forze dell’ordine di Singapore. Obiettivo di tale governo, di conseguenza, sarebbe l’osservanza della massima discrezione, al fine di scongiurare ogni intoppo ai preparativi del summit. Neanche la Casa Bianca ha espresso il proprio disappunto riguardo al pugno duro adottato dalle autorità della città-Stato nei confronti della stampa.

La Polizia di Singapore ha invitato i media a svolgere la loro attività di informazione senza compiere iniziative pericolose e scriteriate. L’allerta antiterrorismo è ai massimi livelli e i rapporti tra il Governo locale e i giornalisti accreditati a seguire il vertice tra Trump e Kim sono molto tesi. Le emittenti straniere accusano le autorità di volere creare un’atmosfera di segretezza e impermeabilità intorno allo storico incontro tra il leader statunitense e il dittatore comunista. Sarebbero oltre tremila gli inviati pronti a seguire, per i media di tutto il mondo, il faccia-a-faccia del 12 giugno. Obiettivo di quest’ultimo è la denuclearizzazione della penisola coreana. Tuttavia, il Presidente americano Trump ha già detto che tale prospettiva non si potrà concretizzare immediatamente, ma saranno necessari altri incontri e un lungo negoziato.

Egli ha quindi candidato la Casa Bianca a sede del prossimo summit Usa-Nord Corea.

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