Il parlamento del Portogallo ha approvato ieri la legalizzazione dell’eutanasia, pratica finora proibita nel Paese e sanzionata con pene che arrivavano fino a tre anni di carcere.
L’assemblea legislativa nazionale monocamerale, riporta Euronews, ha infatti votato, ad ampia maggioranza, a favore di cinque disegni di legge, presentati tutti da partiti dell’attuale maggioranza di centrosinistra, diretti a rimuovere i vecchi vincoli normativi in materia di suicidio assistito.
La riforma in questione è fortemente avversata dalla Chiesa cattolica e il via-libera parlamentare a tale svolta in campo etico è stato accompagnato da manifestazioni di protesta, andate in scena al di fuori del palazzo dell’assemblea della repubblica.
I promotori dell’evento anti-eutanasia, fa sapere l’emittente, impugnavano crocifissi e immagini religiose, innalzando contestualmente al cielo slogan come: “Il suicidio assistito non mette fine alle sofferenze, mette fine solo alla vita”.
L’unico che potrebbe mettersi di traverso all’entrata in vigore delle nuove norme, spiega il network, sarebbe il capo dello Stato, Marcelo Rebelo de Sousa. Il presidente conservatore del Portogallo potrebbe infatti esercitare il suo diritto di veto alla promulgazione della legge incriminata.
Tuttavia, rimarca sempre Euronews, il parlamento potrebbe facilmente superare l’ostacolo-de Sousa, riapprovando a maggioranza semplice il testo oggetto di polemiche. In caso di secondo via-libera da parte dell’organo legislativo al medesimo provvedimento, il presidente della repubblica non potrebbe infatti nuovamente opporsi al volere dei deputati.
L’unica opzione che resterebbe al capo dello Stato per sospendere l’entrata in vigore della legalizzazione dell’eutanasia, puntualizza lo stesso organo di informazione, sarebbe sottoporre la riforma in questione all’esame della Corte costituzionale.
Quest’ultima potrebbe infatti annullare la normativa appena approvata, valutandola come incompatibile con la carta fondamentale della nazione, nei cui articoli la vita umana è definita “sacrosanta”.
Se la controversa riforma diverrà effettiva, il Portogallo entrerà a fare parte della ristretta cerchia di Paesi del mondo in cui la “dolce morte” è consentita: Belgio, Canada, Colombia, Lussemburgo, Olanda, Svizzera e alcuni Stati Usa.
La legge che sta infiammando l’opinione pubblica lusitana, spiega Euronews, accorda ai malati terminali il diritto di morire, ma il consenso di questi ultimi dovrà essere certificato da due specialisti, tra cui un dottore esperto proprio della patologia che affligge il paziente intenzionato a smettere di vivere, e da uno psichiatra.
La dichiarazione del malato, dopo essere stata vistata dei tre camici bianchi, dovrà quindi essere esaminata, precisa l’emittente, da un’apposita commissione, cui toccherà dare il nulla-osta definitivo all’eutanasia del soggetto richiedente.
Tale iter dovrà essere sospeso, in base sempre alla normativa citata dal network, qualora la volontà del malato terminale dovesse venire impugnata davanti a un tribunale, oppure se il paziente dovesse all’improvviso perdere conoscenza. Il personale sanitario può inoltre sempre rifiutarsi per motivi morali e religiosi di praticare suicidi assistiti.
Per evitare che il Portogallo diventi meta di un
“turismo della morte”, la normativa prossima all’entrata in vigore stabilisce infine che il diritto all’eutanasia spetta esclusivamente ai cittadini lusitani e alle persone legalmente residenti nel Paese.
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