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Con quei missili sulla Siria Trump avverte Mosca, Teheran e Pechino

Il presidente Trump ha sferrato un attacco missilistico contro una base aerea in Siria. Avverte Mosca, Pechino e Teheran: l'America debole di Obama è finita. Dovete fare i conti con noi

Con quei missili sulla Siria Trump avverte Mosca, Teheran e Pechino

Dopo l'attacco missilistico che ha ordinato nella notte contro una base aerea siriana di Shayrat, il presidente Usa Donald Trump ha pronunciato un discorso alla nazione da cui emerge, in modo inequivocabile, il cambio di rotta nei confronti di Damasco: "Martedì scorso il dittatore siriano Bashar al-Assad ha lanciato un orribile attacco con armi chimiche contro civili innocenti. Utilizzando un agente nervino letale, Assad ha soffocato la vita di uomini, donne e bambini inermi. È stata una morte lenta e brutale per tanti. Anche bellissimi bambini sono stati crudelmente assassinati in questo attacco barbaro. Nessun bambino dovrebbe mai subire tale orrore. Questa sera ho ordinato un attacco militare mirato contro una base aerea in Siria, da dove è stato lanciato l'attacco chimico. È di vitale interesse per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti prevenire e scoraggiare la diffusione e l'uso di armi chimiche letali".

"Non ci può essere alcun dubbio - prosegue Trump - che la Siria abbia usato armi chimiche vietate, violando i suoi obblighi ai sensi della Convenzione sulle armi chimiche, e abbia ignorato le indicazioni del Consiglio di sicurezza dell'Onu. Anni di tentativi per cambiare il comportamento di Assad sono falliti, e falliti molto drammaticamente. Come conseguenza, la crisi dei rifugiati imperversa e la regione continua a destabilizzare, minacciando gli Stati Uniti ei suoi alleati. Questa sera invito tutte le nazioni civili a unirsi a noi nel tentativo di porre fine al massacro e allo spargimento di sangue in Siria, e anche a porre fine al terrorismo di tutti i tipi".

Trump sembra aver radicalmente cambiato opinione rispetto a quando, alcuni anni fa, su Twitter considerava "una follia" colpire il regime di Damasco. Era il 5 settembre del 2013 quando scriveva: "Di nuovo, ai nostri molto folli leader, non attaccate la Siria. Se lo fate molte cose brutte succederanno e da questa guerra gli Usa non riceveranno nulla!". Anche all'epoca si parlava degli attacchi chimici di Assad, con Obama che minacciò un intervento militare contro Damasco, rinunciandovi in extremis dopo le forti pressioni della Russia, che si spese in prima linea nella mediazione che portò al disarmo dell'arsenale chimico del regime siriano.

Ora Trump ha cambiato idea. Perché? Il presidente manda un segnale: basta con la debolezza di Washington, quella dell'era Obama, di cui molti, sino ad ora, hanno approfittato. L'America torna protagonista. I missili contro la base aerea siriana sono solo un avvertimento. Trump non vuole imbarcarsi in una guerra e neanche rompere il dialogo con la Russia. Battendo i pugni sul tavolo, però, fa capire che la musica è cambiata. Nulla sarà più come prima.

E tutti (Cina, Russia e Iran) sono avvisati.

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