Le quote per la redistribuzione dei migranti tra i Paesi dell'Unione Europea non sono in discussione. Bruxelles difende la sua proposta, con il portavoce della Commissione europea, Mina Andreeva, che su twitter smentisce voci di stampa in senso opposto, chiarendo che sulla "obbligatorietà" a Bruxelles non si è disposti a un passo indietro.
Un punto di vista netto, che questa mattina si è concretizzato nel voto a larga maggioranza per il ricollocamento "urgente" di 120mila rifugiati che al momento si trovano in Italia, Grecia ed Ungheria. Un primo passo lo hanno fatto i danesi, promettendo di prendere "volontariamente" mille migranti.
Il punto di vista europeo, tuttavia, è maldigerito in alcuni Paesi europei, primo fra tutti l'Ungheria. È il presidente Viktor Orban a chiarire la posizione di Budapest, in due interviste concesse tra ieri e oggi alla stampa internazionale.
Se quanto vuole l'Ue dovesse diventare legge, ha detto ieri a Die Welt, non ci sarà opposizione, "dovremo accettarla". Ma cosa pensi personalmente è chiaro e lo si legge su Le Figaro: "Le quote sono un vero e proprio invito per i migranti".
A Bruxelles, Orban propone di finanziare nuovi campi in Turchia, Giordania e Libano, i Paesi che al momento stanno assorbendo il maggior numero dei rifugiati siriani. "Se ci saranno proposte in questa direzione, sosterremo il sistema delle quote".
La risposta in parte è già arrivata, con la decisione della Commissione europea di accrescere fino a un miliardo di euro i fondi destinati alla Turchia, mentre la cancelliera Merkel chiede all'industria automobilistica di assorbire parte dei migranti, offrendo loro un posto di lavoro.
A Orban replica anche il
ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni. "Se devo fare una previsione - ha detto a La telefonata di Belpietro - non credo che l'attuale posizione ungherese alla lunga sia sostenibile".
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