Jeff Sessions smonta tutte le accuse. Parlando alla commissione Intelligence del Senato, ha assicurato di "non essere a conoscenza" di collusioni fra il team del presidente americano Donald Trump e la Russia. Non solo. "Le ipotesi di collusione con Mosca - ha spiegato il ministro della Giustizia - sono una odiosa bugia".
Sessions ha respinto con veemenza l'ipotesi di qualsiasi genere di contatto con Mosca, teso a influenzare le elezioni presidenziali 2016 favorendo Trump, al tempo candidato del partito repubblicano. "Non ho mai incontrato né ho mai avuto colloqui - ha detto Sessions alla Commissione Intelligence del Senato americano - con alcun russo nè con alcun funzionario straniero riguardo a qualsiasi tipo di interferenza in qualsiasi campagna o elezione negli Stati Uniti". Durante l'audizione di oggi, il ministro della Giustizia è apparso indignato: "L'ipotesi che io abbia avuto parte in qualsiasi tipo di collusione, o che io sia stato al corrente di qualsiasi collusione con il governo russo al fine di danneggiare questo Paese, che ho servito con onore per 35 anni, o l'ipotesi di minare l'integrità dei nostri processi democratici, è una terribile e odiosa bugia".
"Sono uscito dalla stanza mentre Comey era seduto davanti alla scrivania del presidente e i due stavano parlando". Rispondendo ai senatori della commissione Intelligence, Sessions ha ricostruito l'incontro tra Trump l'ex direttore dell'Fbi James Comey, rimosso dall'incarico il 9 maggio scorso. "Comey - ha proseguito Sessions - non mi ha rivelato alcun dettaglio in merito all'incontro, a parte il fatto che si sentiva imbarazzato perché preoccupato di violare i regolamenti. Ma - ha aggiunto Sessions - nulla vieta che ci siano conversazioni del capo dell'Fbi da solo con il presidente a meno che si svolgano in modo inadeguato. Comey era preoccupato, per quanto io ricordi mi ha parlato solo di questo".
Sempre sull'incontro tra Comey e Trump nello Studio Ovale della Casa Bianca, il 14 febbraio scorso, Sessions ha ricordato di essere stato "uno degli ultimi a lasciare la stanza" dove poi rimasero il presidente e il direttore dell'Fbi. "Non mi sembrava un problema fondamentale lasciare solo il direttore dell'Fbi col presidente - ha spiegato - Comey sollevò la questione con me il giorno successivo e espresse preoccupazione per le conversazioni private con il presidente. Ero d'accordo sul fatto che ci sono regole, ma non esiste - ha ribadito - il divieto di una conversazione privata del direttore Fbi con il presidente. Se Comey si sentiva sotto pressione non lo so".
Il ministro della Giustizia ha ribadito e spiegato le proprie valutazioni negative su Comey di cui aveva anche consigliato a Trump il licenziamento con una lettera ai primi del maggio scorso.
"È chiara la mia visione e la mia valutazione - ha detto Sessions - l'Fbi non può decidere politiche per perseguire le persone, e questo era avvenuto per il procedimento Clinton", ha spiegato in riferimento al mail-gate in cui restò coinvolta la candidata democratica Hillary Clinton per le informazioni filtrate quando era segretario di Stato. "Non deve esserci alcuna usurpazione - ha concluso -da parte di Comey c'era mancanza di disciplina e quindi giunsi alla conclusione che poteva creare problemi".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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