C'è la vittoria di Tsipras, l'assenza della cravatta e l'esultanza della folla in Piazza Syntagma, c'è “O Bella Ciao” cantata dal popolo di Syriza, c'è l'attesa del nuovo governo e il dibattito politico. Ma questa è la Grecia delle ultime ore, delle prime pagine dei giornali, dei forum elettorali e dei comizi di partito. Quella che ritorna sulla scena mediatica invitando alla battaglia in attesa della prossima campanella che ricorderà a politici ed elettori che la ricreazione è finita.
Ma lontano dai riflettori e da palazzi, da sanfedismi del dibattito da salotto e da referendum, c'è anche un' altra Grecia, fatta di assassini reo confessi e pure fieri, di barricate e molotov cockatil e di squadre speciali e torture.
Due anni fa, il 18 settembre, veniva ucciso con due coltellate al cuore il cantante Pavlos Fyssas. Ad assassinare l'artista che nei testi delle sue canzoni condannava il fascismo, la mano di un membro di Alba Dorata. Una storia che non è sepolta, perchè tanto è vivo il ricordo e il dolore, tanto l'uccisione è diventata per i colpevoli una medaglia sul petto, un'azione di cui prendersi una paternità ad ogni costo, un gesto che decapita ogni coscienza ma nel quale c'è chi vi trova un estrema coerenza: uccidere per essere. E così, nelle parole d'ordine e nei coltelli, la risposta a domande collettive e vuoti individuali. ''Ci assumiamo la responsabilità politica dell'omicidio di Fyssas a Keratsini''. Con questi toni, il giorno dell'anniversario dell'uccisione del rapper, il leader di Alba Dorata Michaloliakos ha risposto durante un' intervista. E immediata è stata la reazione di condanna da parte delle forze politiche greche.
Ma sono state sufficienti poche ore perchè i parossismi emotivi dei comunicati si infrangessero con la realtà delle strade della capitale. Se da un lato veniva criticata la violenza, questa però come una professionista della resurrezione faceva di nuovo la sua comparsa nelle vie di Atene.
Ad Exarchia, il quartiere libertario noto ai più per la presenza di attivisti anarchici e all'interno del quale sono nate e cresciute realtà collettive e solidali in grado di arginare il peso della recessione, un corteo che sfilava per commemorare l'uccisione del cantante ha poi preso la direzione della caserma di polizia. Molotov e lacrimogeni. Petardi e bombe assordanti.
Ma la violenza non si è fermata agli scontri nelle strade, ma si è abbattuta poi sui nove arrestati. All'indomani degli episodi di Exarchia è emerso infatti che i fermati sono stati vittime di tortura da parte delle forze dell'ordine e delle squadre speciali. Leggendo infatti il report pubblicato dal sito d'informazione atenecalling.org si trovano le dichiarazioni degli avvocati e delle vittime. Braccia spezzate, dita rotte, denti spaccati a colpi di pugni: questi i referti sulla situazione delle persone in arresto. E Antonia Legaki, uno dei legali, ha così raccontato: '' Dopo gli arresti hanno sistematicamente torturato le persone fermate. Le modalità di tortura coincidono perfettamente con il concetto di maltrattamento e tortura definito dalla relativa legge. Si tratta di colpi metodici sferrati nello stesso punto per provocare danni fisici''. Poi le dichiarazioni anche di un diciannovenne fermato:'' Ho incontrato una squadra DELTA in uno dei vicoli di Exarchia, mi sono venuti addosso per arrestarmi, mi hanno buttato sull’asfalto e hanno iniziato a colpirmi sulla testa con il manganello. Lungo la strada verso la caserma uno mi teneva per il collo mentre camminavo e un altro ha iniziato a passarmi sui piedi con il motorino. Io cadevo, e quello che mi teneva mi faceva rialzare e mi colpiva perché non resistevo al dolore alle dita dei piedi, che alla fine si sono rotte ''.
I testimoni parlano di un quattordicenne con le braccia spezzate dai colpi di manganello, un diciassettenne coi denti rotti e un altro con la faccia tumefatta dai pugni e dalle botte.Quindi, in questo settembre ateniese, sorrisi a Syntagma e lacrime a Exarchia perchè c'è pur sempre una periferia, anche nel cuore della democrazia.
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