Sui principali quotidiani statunitensi, l’attivismo di Mosca nel contesto siriano ha scatenato nuove critiche all’amministrazione Obama, accusato in particolar modo dal fronte guerrafondaio neocon per la sua riluttanza ad entrare subito in campo contro Bashar Al Assad. Sul Washington Post, il columnist Fredd Hiatt ha citato sarcasticamente “i suoi risultati in Siria”: “nell’arco di sei anni Obama ha costantemente rassicurato gli americani che la politica più efficace ed etica sia quella di non far nulla”, sino ad arrivare al punto che “l'inazione ha cessato persino di essere descritta come un male necessario, per divenire una conquista politica” sbandierata dalla sua amministrazione.
Dello stesso tono un editoriale del Wall Street Journal, secondo cui “sebbene sia difficile immaginarlo, la debacle dell’amministrazione Obama in Siria potrebbe assumere proporzioni ancora maggiori”. A dare per buone le indiscrezioni della stampa internazionale - scrive la direzione del quotidiano in un editoriale non firmato - pare che Washington abbia abdicato alla guerra contro lo Stato islamico consegnando l’iniziativa alla Russia, che sarebbe già presente militarmente in Siria lamentandosi del fatto che “Assad è un alleato di Vladimir Putin”.
Di fronte alle critiche interne, la reazione di Obama è stata immediata. Secondo l’agenzia Reuters Washington avrebbe chiesto al governo di Atene di blindare i suoi cieli per non permettere il transito agli aerei russi diretti verso la Siria (paradossalmente l'avviso è stato colto dalla Bulgaria che ha negato l’uso del proprio spazio aereo ai cargo russi). Mosca avrebbe infatti chiesto un permesso di sorvolo fino al 24 settembre. “Sarebbe una stupidità impedircelo, un gesto ostile nei nostri confronti” ha replicato il senatore russo Vladimir Djabarov, citato dall’agenzia di stampa russa RIA Novosti aggiugnendo che qualora la Grecia rifiutasse la richiesta, la Russia cercherebbe altri spazi aerei rivolgendosi a Turchia o Iran.
Si intensifica dunque la cooperazione tra Vladimir Putin e Bashar Al Assad come aumentano le preoccupazioni di Washington. Ma in fondo per dirla portavoce del Ministero degli esteri russo, Mary Zajárova “la Russia non ha mai nascosto che sta fornendo assistenza militare alle autorità siriane con l’obiettivo di combattere il terrorismo”. È anche vero però che in questi giorni Mosca sta accelerando il suo supporto logistico (ad esempio la fornitura di armi e mezzi, inclusi i velivoli intercettori pesanti Mig-31 e i blindati BTR-82, che tuttavia sarebbero oggetto di contratti sottoscritti prima dell'inizio del conflitto).
Già nel 2012 erano state schierate navi da guerra a Tartous dove è collocata l’unica base russa nel Mar Mediterraneo. Poi recentemente sono arrivate le immagini satellitari che hanno mostrato la costruzione di una base militare vicino all’aeroporto di Latakia, sulla costa della Siria, nel cuore del territorio controllato dall’esercito regolare. E nel frattempo sono decine e decine gli ufficiali e gli istruttori dell’esercito russo che si troverebbero in Siria a combattere al fianco delle truppe di Bashar al Assad. Secondo quanto riferisce l’emittente televisiva Al Jazeera, questi si troverebbero in particolare a Jabla, lungo la costa siriana, per un solo obiettivo: costruire in quell’area una base militare aerea e una sede delle forze navali.
Sarebbe proprio questo il motivo che ha spinto Washington a minacciare la Grecia (tra l’altro membro della Nato).
Ma quel che è certo è che la presenza militare russa complica enormemente i piani di Obama e di alcune cancellerie europee - prima tra tutte Parigi - che sembrano sempre più decise a strumentalizzare l’allarmismo mediatico della crisi migratoria per incrementare le loro operazioni militari in territorio siriano: ufficialmente contro l’Isis, ma anche e soprattutto contro Bashar Al Assad.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.