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L'Australia dà l'ok ai raid in Iraq. In Siria battaglia in corso a Kobane

I miliziani controllano tutte le posizioni dove erano attestati i peshmerga curdi e sarebbero entrati in città

Profughi siriani in Turchia, nell'area di Sanliurfa
Profughi siriani in Turchia, nell'area di Sanliurfa

Si continua a combatte in Siria per il controllo della città di Kobane, a pochi chilometri dal confine con la Turchia. I miliziani dello Stato islamico e i combattenti peshmerga curdi si danno battaglia qui da metà settembre, mentre gli attacchi aerei cercano di scongiurare senza troppo successo la caduta di quello che è il terzo centro curdo nel Paese.

Tutte le posizioni tra le zone orientali di Aleppo e Kobane, dove erano attestati i miliziani curdi, sono ora cadute nelle mani degli uomini di al-Baghdadi e la caduta della città potrebbe essere imminente. Fonti della Cnn sostengono che lo Stato islamico sia già entrato in città da sud e che si combatta alla periferia.

Questa mattina il primo ministro turco, Ahmet Davutoglu, aveva detto di essere pronto a fare "tutto quanto in nostro potere per impedire" la caduta di Kobane, ma finirò nulla si è mosso. Ieri, poco prima che il parlamento approvasse una mozione che consentirà all'esercito di agire in Iraq e in Siria, il ministro della Difesa, Ismet Yilmaz aveva detto alla stampa: "Non aspettatevi azioni immediate".

I curdi lamentano l'immobilità della Turchia, che accusano di chiudere un occhio sulle attività dei jihadisti, ma in compenso di avere fermato alla frontiera combattenti pronti a unirsi alle fila dei curdi.

In Iraq anche gli australiani

Intanto una decisione è arrivata dall'Australia, che ha annunciato oggi di volersi unire agli attacchi aerei in corso in Iraq.

Il primo ministro, Tony Abbott ha anche messo a disposizione "truppe speciali" che assisteranno le forze irachene, affiancandosi a statunitensi e britannici, ma senza prendere parte attivamente ai combattimenti.

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