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Siria, la strategia di Trump per colpire Assad e frenare la Russia

Mosca non rischierà una guerra termonucleare per la Siria, ma le decisioni che comportano l'utilizzo della forza militare non possono essere prese sulla base delle emozioni

Siria, la strategia di Trump per colpire Assad e frenare la Russia

“Dobbiamo ancora una volta ribadire che l'ingerenza militare in Siria, dove le forze russe sono state schierate su richiesta del governo legittimo, è assolutamente inaccettabile e può portare a conseguenze molto gravi. Se le vite dei soldati russi venissero minacciate, le Forze armate della Federazione Russa sono state autorizzate ad ingaggiare i lanciatori e le loro basi. Mosca ha messo in guardia i rappresentanti degli Stati Uniti sulle gravi conseguenze che potrebbero seguire ad eventuali attacchi sulla Siria. Se i cittadini russi venissero feriti in tali attacchi, accidentalmente o meno, risponderemo con la forza”.

È questa la posizione ufficiale della Russia in merito al possibile raid occidentale in Siria. Mosca ha garantito ritorsioni immediate contro i vettori e le basi di partenza nel caso in cui le forze russe venissero coinvolte nel raid. Le forze russe sono certamente in grado di contrattaccare le basi degli Stati Uniti in Medio Oriente ed Europa.

La rappresaglia russa si attiverebbe quindi solo in questo caso? È questa la domanda alla quale il Pentagono sta cercando di dare una risposta.

Come frenare la possibile reazione russa?

Gli Stati Uniti sono certamente in grado di colpire la Siria unilateralmente. In qualsiasi piano d’attacco, Washington dovrà fare attenzione a non colpire le forze militari russe in un raid che potrebbe degenerare in modo incontrollato e sfociare in una guerra su larga scala. Lo scorso anno gli Stati Uniti lanciarono 59 missili Tomahawk (TLAM) contro la Shayrat Air Base, 25 miglia a sud di Homs, ritenuta responsabile dell'attacco chimico contro i civili sulla città di Khan Sheikhoun. Soltanto 23 missili colpirono la base aerea siriana, lasciando intatte le piste. I danni furono in ogni caso minimi con base che riprese le operazioni di volo poche ore dopo il raid. Mosca, avvisata dal raid in base ai parametri di deconfliction, ha monitorato le diverse ondate missilistiche lanciate dalle cacciatorpediniere classe Arleigh Burke, USS Ross (DDG-71) e USS Porter (DDG-78) di stanza a Rota, in Spagna.

Le basi permanenti russe in Siria

Il centro logistico di Tartus

Il centro logistico di Tartus raggiungerà lo status di base navale entro il prossimo anno. Nel nuovo spazio di ancoraggio ricavato nel porto potranno attraccare fino a undici unità russe, comprese quelle a propulsione nucleare. L’avamposto ha mantenuto una piccola struttura di manutenzione e supporto navale fin dal 1977. Dopo i lavori di adeguamento, la base di Tartus sarà in grado di ospitare la portaerei Admiral Kuznetsov, i principali vettori da battaglia della Marina come le unità classe Kirov ed i sottomarini classe Yasen, forse anche i Borei. L’espansione di Tartus consentirà a Mosca di potenziare la task force navale permanente nel Mediterraneo, attivata nel dicembre del 2012, ed estendere la sua presenza nella regione. L’accordo con Damasco per Tartus, a differenza di quanto avvenuto per Hmeimim, prevede una concessione di 49 anni e si proroga automaticamente per altri 25 a meno che una delle due parti, dodici mesi prima la scadenza naturale, non intenda rinunciare comunicando la decisione tramite canali diplomatici.

La base aerea di Hmeimim

A 77 km di distanza dal porto di Tartus si trova la base aerea di Hmeimim, ceduta alla Russia a tempo indeterminato e su base pro bono. La base non ospiterà bombardieri strategici né armi nucleari. Tutti i sistemi di difesa aerea russi in Siria sono schierati ad esclusiva protezione delle strutture e dei militari di Mosca.

Fino a dove si spingerà l'ombrello difensivo di Mosca?

Nessuno lo sa. Il punto è che la Russia offre assistenza alla Siria. Ciò significa che il loro coinvolgimento (richiesto dal governo) si estende ben oltre le due basi ufficialmente gestite. Mosca ha investito enormi risorse nella conservazione del regime di Assad. Sono quindi alte le probabilità che il personale russo possa rimanere coinvolto durante un raid dell'Occidente. L'amministrazione Trump non dovrebbe illudersi nel credere che il Presidente russo Vladimir Putin possa cambiare tattica dopo un'ipotetica operazione militare degli Stati Uniti, per quanto piccola e chirurgica possa essere.

La mossa di Trump: creare una coalizione

Divisa e in rovina, la Siria è oggi una responsabilità per chiunque la possegga. Il possibile raid non cambierà le sorti della guerra

Il mosaico siriano rappresenta il problema di base per gli Stati Uniti. Le considerazioni sul danno collaterale e gli specifici effetti delle armi desiderate che guideranno le opzioni offensive sono solo alcuni dei fattori che entrano in vigore nella progettazione degli attacchi. La Casa Bianca ha certamente diverse opzioni non militari contro la Siria, come dare il via ad una serie di sanzioni economiche sulla scia russa con effetti che non tarderebbero ad arrivare (come in Corea del Nord). Eppure l’opzione militare sembra essere la pista prescelta da Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna. Poche ore fa anche l’Arabia Saudita ha annunciato un suo possibile coinvolgimento nell’operazione militare. Lo strategia che si sta creando è la seguente: Mosca riceverebbe rassicurazioni e comunicazioni preventive sul raid che non intaccherebbe asset e personale russo. Il Cremlino, forte di queste rassicurazioni, non dovrebbe avventurarsi in una rappresaglia convenzionale (tatticamente sarebbe uno sbaglio considerando la risposta della NATO) contro quattro paesi (e se ne potrebbero aggiungere altri), tre dei quali nucleari.

È una strategia molto pericolosa poiché si basa sulla stima della percezione russa. E’ opinione abbastanza condivisa che la Russia non si farà trascinare in una guerra termonucleare a protezione della Siria. E’ però un rischio che si basa sempre sulla percezione che diventa ordine esecutivo poichè ogni decisione è affidata all'infallibilità concessa al Presidente degli Stati Uniti. Dicevamo guerra termonucleare e non convenzionale. Ci si chiede il motivo per cui, infatti, la Russia dovrebbe limitarsi ad una rappresaglia convenzionale colpendo le basi alleate in Europa e nel Medio Oriente, lasciando intatte le capacità decisionali nemiche che certamente risponderebbero. Come risponderebbe la NATO ad uno sciame missilistico in arrivo la cui potenza è ignota? E se fosse nucleare? Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna non esiterebbero ad autorizzare a lanciare i missili strategici.

No, la Russia non rischierà una guerra termonucleare per la Siria e non colpirà le basi di tre paesi che dispongono di testate nucleari sempre pronte al lancio.

Stabilire un precedente

La possibile risposta militare ai macabri eventi di Douma stabiliranno un precedente. Il mondo si aspetterà sempre un intervento militare USA in risposta a fatti analoghi, indipendentemente dal fatto che la situazione abbia un impatto diretto sulla sicurezza nazionale degli Stati Uniti.

Siria: Il valore del raid

Il raid missilistico dello scorso anno ha chiaramente fallito nel suo impatto deterrente.

Un'operazione simile sarebbe diversa? E che senso avrebbe intraprendere un'azione militare se non per soddisfare l'impulso di un'emozione? Le principali decisioni in materia di politica estera, specialmente quando potrebbero comportare l'utilizzo della forza militare, non possono essere prese esclusivamente sulla base delle emozioni umane.

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