La parola impossibile che infiamma il confine tra Austria e Italia

"Sprachgruppenzugehörigkeitserklärung" è l'appartenenza al gruppo linguistico su cui gioca lo scontro con Vienna

La parola impossibile che infiamma il confine tra Austria e Italia

«Dichiarazione di appartenenza al gruppo linguistico». Che in tedesco suona (o stona?) Sprachgruppenzugehörigkeitserklärung. È sulla base di questo documento (dal nome quasi impronunciabile per molti italiani ma di uso comune per gli altoatesini bilingue) che i sudtirolesi (l’altro modo con cui vengono indicati i cittadini dell’Alto Adige), potranno chiedere anche la cittadinanza austriaca, ma solo se di lingua tedesca. Eppure la strada indicata dall’Austria, invece che edificare un ponte, rischia di alzare nuovi muri. Perché rievoca in parte quel progetto di Grande Germania - l’idea di creare un unico Stato che raggruppi tutte le popolazioni di origine tedesca - cullato nei secoli e naufragato, ma forse non del tutto, solo con la fine del regime nazista. Ecco perché il programma del nuovo governo di coalizione appena insediatosi a Vienna, e non a caso partorito con l’estrema destra del FpÖ, rischia seriamente di infiammare il confine. Intanto ha già cominciato ad agitare gli animi.

In primis quello del sindaco di Bolzano Renzo Caramaschi (centrosinistra), che col Giornale cerca di mostrarsi tranquillo - «qui c’è il mercatino di Natale, siamo tutti felici e tutti in pace e resteremo in pace» - ma in realtà tradisce una certa preoccupazione per le conseguenze che le mosse di Vienna potrebbero generare in questa terra di frontiera. «Finora abbiamo creato un assetto istituzionale che è stato un modello a cui ispirarsi per evitare conflitti etnici. Ora questo modello viene messo in discussione, non è una bella situazione dal punto di vista politico», spiega impensierito.

A fare i conti, sarebbero 330mila gli altoatesini che godrebbero del diritto di ottenere il doppio passaporto, proprio tramite quella «dichiarazione di appartenenza al gruppo linguistico» che in Alto Adige è un pre-requisito per molte assegnazioni pubbliche, dai sussidi per ottenere l’alloggio alle borse di studio. Il principio dietro al documento è di garantire che tutti e tre i gruppi linguistici siano adeguatamente considerati. Ma i numeri potrebbero essere variati nel tempo: il 69,64% degli altoatesini ha dichiarato di appartenere al gruppo di lingua tedesca nell’ultimo censimento del 2011 e il prossimo è previsto per il 2021. La parte restante - cioè il 25,84%, 170mila circa - dichiara di essere di lingua italiana e infine resta un piccolo 4,52% che appartiene al gruppo linguistico ladino.

Secondo i piani di Vienna, anche il gruppo ladino potrebbe aspirare senza problemi al passaporto austriaco, portando a quota 350mila il numero di cittadinanze (o doppie cittadinanze) complessive. I tempi? Per l’estrema destra austriaca è un piano che potrà essere applicato già entro la fine del prossimo anno.

Ma il sindaco di Bolzano Caramaschi è convinto che le cose andranno per le lunghe: «Ne deve passare di acqua sotto i ponti - spiega al Giornale - Sarebbero tantissime le cose da definire. Voterebbero di qua o di là? Prenderebbero i sussidi da una parte o dall’altra? Ma soprattutto ci vuole prima un accordo con Roma». Per il primo cittadino quella austriaca «è una provocazione» che mette in difficoltà il Svp, il Südtiroler Volkspartei, «un partito moderato che vuole prevenire i conflitti» ma «rischia ora di rincorrere la destra per non perdere voti». Caramaschi è convinto che quella austriaca sia «una richiesta a scopo elettorale.

Il prossimo anno, qui, a novembre, ci sono le provinciali. E la mossa di Vienna ha ringalluzzito i liberali dell’Alto Adige che anelano da sempre a sentirsi austriaci e vogliono l’autodeterminazione e l’annessione». Un regalo della destra austriaca a quella altoatesina.

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