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Stati Uniti, Università oscura Colombo perché "umiliò indigeni"

Il presidente della Notre Dame University (Indiana), John Jenkins, ha annunciato che coprirà i murales di Cristoforo Colombo per placare coloro che trovano offensivo l'esploratore

Stati Uniti, Università oscura Colombo perché "umiliò indigeni"

Negli Stati Uniti la Notre Dame University (che ha sede nell'omonima cittadina dello stato dell'Indiana) vuole coprire i murales che rappresentano Cristoforo Colombo perchè le immagini sono considerate "umilianti nei confronti delle popolazioni indigene".

Il presidente della Notre Dame University, John Jenkins ha annunciato per posta elettronica agli studenti che coprirà i murales di Cristoforo Colombo per placare coloro che trovano offensivo l'esploratore.

"I murales che ornano l'ingresso cerimoniale del Main Building di Notre Dame rappresentano la vita e l'esplorazione di Cristoforo Colombo", ha scritto Jenkins, ricordando che si tratta di dipinti risalenti al periodo 1882-84, quando furono realizzati non molto tempo dopo che un incendio devastante danneggiò seriamente il Main Building, che allora necessitò di diversi lavori per il suo pieno recupero.

Ma per Jenkins quei dipinti sui muri, che furono concepiti allora come una presentazione didattica per rispondere alle sfide culturali della popolazione immigrata e cattolica, negli Stati Uniti di oggi "riflettono gli atteggiamenti del tempo", e molti che li osservano "nel migliore dei casi sono ciechi rispetto alle conseguenze, per le popolazioni indigene che abitavano questo 'nuovo' mondo, del viaggio di Colombo" e, nel peggiore dei casi, sono "umilianti verso di loro".

Il presidente della Notre Dame University, spiegando che negli ultimi anni ha ascoltato studenti, docenti, personale, rappresentanti della comunità dei nativi americani e altre persone su questi argomenti, ha quindi annunciato di avere deciso, dopo aver consultato il Consiglio dei membri più titolati delll'Università, "che conserverà i murales, ma non li mostrerà regolarmente nella loro posizione attuale".

L'artista bolognese Luigi Gregori, arrivato negli Stati Uniti nel 1874, diventato direttore del dipartimento artistico dell'Università di Notre Dame, aveva decorato la Chiesa dell'Università e nel corridoio principale della "Notre Dame" aveva realizzato una serie di grandi quadri storici, dodici in totale, che rappresentano scene della vita di Colombo. Gregori dipinse i murales direttamente sull'intonaco delle pareti, quindi qualsiasi tentativo di spostarli danneggerebbe e probabilmente distruggerebbe le opere.

"Dagli anni '90 è stata fornita una brochure che spiega agli spettatori il contesto della composizione dei murales e alcune delle realtà storiche degli eventi rappresentati", ha ricordato il Preside nella sua lettera. "Tuttavia, poiché la sala del secondo piano del Main Building è un percorso intenso per visitatori e membri della comunità universitaria, e non è adatta per una considerazione attenta di questi dipinti e del contesto della loro composizione, creeremo un display permanente, con immagini ad alta risoluzione dei murales, in modo tale da condurre gli osservatori dello schermo a fare considerazioni informate e attente dei murales. Mentre le opere dipinte sulle pareti saranno ricoperti da un materiale intrecciato coerente con l'arredamento.

Colombo, per Jenkins è stato salutato dagli americani "come un intrepido esploratore", il "primo americano", lo "scopritore del Nuovo Mondo". Ecco perché i murales di Gregori "si concentravano sull'immagine popolare di Colombo come un eroe americano, che era anche un immigrato e un devoto cattolico". "Per i popoli nativi di questa 'nuova' terra", spiega il Presidente, "l'arrivo di Colombo fu a dir poco catastrofico", portò "allo sfruttamento", "all'esproprio della terra", "alla repressione di vivaci culture", "alla schiavitù e alle nuove malattie che hanno causato epidemie ed ucciso milioni di persone". Per questo, secondo Jenkins, "la raffigurazione dei murales, di un Colombo come esploratore e amico dei popoli nativi, nasconde alla vista il lato oscuro di questa storia, una lato che dobbiamo riconoscere".

La decisione ha suscitato diverse polemiche. Non solo quella degli "italiani" dell'Università ma anche quelle della stampa americana.

Per esempio Cheryl K. Chumley, sul Washington Times, ha scritto che "la storia è piena del sangue, del sudore e delle lacrime dei repressi, degli assassinati, degli schiavi e dei conquistati. Anche la Bibbia". Inoltre, i nativi americani "fecero sicuramente numerose guerre, molto tempo prima che gli europei arrivassero". Dove tracciamo la linea tra l'offensività e l'accuratezza storica, tra il ricordare il passato e il cancellarlo totalmente perchè ferisce i nostri sentimenti, si è chiesto Chumley.

Abbattere i monumenti di Robert E. Lee, rimuovere le statue di importanti personaggi in giro per gli Stati Uniti e, adesso, coprire i murales di Colombo, farà davvero star meglio certi americani?. Evidentemente no. "Le coperture non cambiano il passato", spiega Chumley. "Le rimozioni non alterano la storia. Ciò che viene strappato è, invece, un'opportunità per riflettere e meditare. Perchè un murales con le immagini di Colombo potrebbere suscitare interesse, stimolare meraviglia, generare domande, alimentare la ricerca e, infine, educare al miglioramento della società.

Perchè quelli che non conoscono la loro storia sono condannati a ripeterla".

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