Trump frena Gentiloni: nessun aiuto in Libia

Un'Europa forte "è importante per gli Stati Uniti", che in Libia non sembrano volere alcun ruolo se non quello di sconfiggere il terrorismo. Sono questi alcuni dei messaggi lanciati ieri da Donald Trump nella conferenza stampa congiunta con Paolo Gentiloni

Trump frena Gentiloni: nessun aiuto in Libia

Un'Europa forte "è importante per gli Stati Uniti", che in Libia non sembrano volere alcun ruolo se non quello di sconfiggere il terrorismo. Sono questi alcuni dei messaggi lanciati ieri da Donald Trump nella conferenza stampa congiunta con Paolo Gentiloni. Alla Casa Bianca, il presidente americano ha accolto il presidente del Consiglio, che ha subito ringraziato per il ruolo di "partner chiave" nella lotta al terrorismo e per la "leadership dimostrata per ottenere la stabilizzazione in Libia". Definendo gli Usa e il nostro Paese come "amici e partner vitali", Trump ha voluto ricordare al pubblico riunito nella East Room della Casa Bianca che l'Italia "è uno dei partner commerciali più grandi per l'America". E che con l'Italia, lui punta ad avere relazioni commerciali che sono "equilibrate, reciproche, eque e a beneficio di ambo i Paesi".

È anche "nell'interesse di tutti" che l'Europa sia forte: "La aiuteremo a esserlo", ha aggiunto il leader Usa che in campagna elettorale aveva lodato la Brexit. Quanto al ruolo degli Usa in Libia, Trump ha spiegato di "non vederne alcuno. Credo che ne abbiamo abbastanza. Vedo tuttavia un ruolo nell'eliminare l'Isis; su questo siamo stati molto efficaci". Per Washington, dunque, la priorità resta la sconfitta del terrorismo, "che sia esso in Iraq, Libia o altrove". Gentiloni aveva appena finito di dire che "il ruolo Usa è cruciale" per ottenere una Libia "stabile e unita" e aveva ricordato il successo di operazioni contro Daesh sostenute dagli Usa nella città libica di Sirte (ma i raid aerei contro l'organizzazione terroristica là li aveva ordinati Barack Obama). Forse Trump intendeva che nella nazione nordafricana non intende inviare soldati sul campo. In conferenza stampa si è parlato anche di Nato, non più considerata "obsoleta" da Trump come invece aveva detto in campagna elettorale e dopo la sua vittoria politica. È stato Gentiloni a rispondere a un giornalista americano dicendo che l'Italia si è impegnata ad arrivare a investire il 2% del Pil nella difesa (una richiesta pressante da parte dell'amministrazione Usa). - "Siamo abituati a rispettare i nostri impegni. Sappiamo che sarà un processo graduale; è già iniziato. E sappiamo che l'Italia ha certi limiti sul fronte del bilancio ma nonostante cià il nostro impegno per una difesa comune è molto chiaro". Cavalcando i ringraziamenti fatti da Trump per il fatto che il nostro Paese "è il secondo [dopo gli Usa] a fornire soldati in Iraq e Afghanistan", Gentiloni ha fatto notare "l'orgoglio non solo per i progressi fatti sull'impegno finanziario" nell'ambito della Nato ma anche per il contributo dato in termini di sicurezza all'Alleanza "in così tante parti del mondo", anche nei Balcani e nel Mar Baltico. Sul fronte Siria, dove l'Italia non è direttamente coinvolta nelle operazioni militari, Gentiloni ha spiegato che "non è il nostro piano cambiare approccio". Anche perchè, aveva già detto a un think tank nella mattinata americana, a Damasco serve una soluzione politica. Ora Trump e Gentiloni si rivedranno in Italia, "un posto spettacolare", ha detto il leader Usa. L'appuntamento sarà il G7 di Taorimina (Sicilia), dove il miliardario di New York "non vede l'ora di essere mentre puntiamo ad alimentare la cooperazione non solo in tema di sicurezza ma anche di scienza, commercio, sanità e tecnologia.

A un Gentiloni che accogliendo Shinzo Abe a Roma a fine marzo aveva invitato le principali sei economie al mondo a rifiutare ogni forma di protezionismo, che la nuova Casa Bianca sembra invece preferire, Trump ha detto: "I nostri due Paesi hanno interessi e valori comuni e ognuno di noi può dare enormi contributi all'altro".

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