Clima infuocato nella campagna elettorale americana. A Burlingame (California), vicino all'aeroporto di San Francisco, venerdi migliaia di manifestanti hanno preso d'assedio l’Hyatt Regency per contestare Donald Trump. Al suo arrivo il candidato repubblicano è stato costretto ad entrare da un’ingresso posteriore, scortato da numerose guardie del corpo, mentre centinaia di agenti di polizia tentavano di mantenere la calma all’esterno dell’edificio.
Non è la prima volta che Trump viene contestato. A marzo è stato costretto a cancellare un comizio in programma a Chicago dopo alcuni scontri avvenuti all’interno dell’auditorium dove era in programma l'incontro. A Kansas City (Missouri) la polizia usò spray urticanti per disperdere la folla. A San Francisco molti manifestanti sventolavano o portavano al collo la bandiera messicana. Sui cartelli scritte come "Abbiamo bisogno di un presidente che unisce, non che divide", "No Razzismo, No Trump", "Butta via Trump".
Salito sul palco il tycoon ha provato a scherzare su quanto accaduto. "Non è stato un ingresso facile. Non è stato il mio ingresso più semplice... in realtà mi sono sentito come se stessi attraversando la frontiera. Stavo attraversando la frontiera ma sono riuscito ad arrivare". Trump ha poi aggiunto che gli è stato suggerito di rinunciare al suo intervento, ma lui ha detto che non avrebbe mai deluso chi era dentro ad aspettarlo.
Ancora una volta ha invitato il partito repubblicano all’unità, ribadendo di essere nella posizione migliore per battere Hillary Clinton. "Il partito repubblicano non vince più. Ma io sono diverso perché posso vincere in Stati in cui nessun repubblicano vince". Ed ha snocciolato dove è sicuro di vincere: New York, Florida, Michigan e Pennsylvania, stati che nelle ultime elezioni presidenziali si sono schierate con il candidato democratico. "Dobbiamo essere uniti perché la strada per la presidenza è dura per i repubblicani. È necessario scegliere un buon candidato e qualcuno che sa cosa accade".
"Non ho paura di Koch"
"Non ho bisogno di Charles Koch, ho i miei soldi". Trump mostra i muscoli e attacca il miliardario, che con il fratello David da anni puntualmente finanzia i candidati repubblicani. Quest'anno, però, i fratelli Koch hanno storto la bocca di fronte a Donald. Al punto che qualche giorno fa Charles Koch aveva detto che Hillary Clinton farebbe meglio alla Casa Bianca di qualsiasi repubblicano. In un’intervista a Breitbart News Trump risponde a muso duro, dicendo che la sua campagna non ha bisogno di essere finanziata dai Koch perché, appunto, lui possiede di suo le risorse necessarie: "Sono in disaccordo con lui al 100% su alcune cose - ha aggiunto - in realtà è andato troppo oltre quando ha detto che potrebbe sostenere Hillary Clinton. Queste affermazioni non fanno bene al partito repubblicano".
Sul palco le famiglie vittime degli illegali
Trump ha aperto un raduno in California portando sul palco familiari di persone uccise da immigrati illegali. Il tycoon porta avanti, così, la sua idea che i clandestini, in particolare i messicani, sono tutti criminali, e che occorre costruire un muro alla frontiera con il Messico. "Hanno sofferto", ha detto Trump prima di cedere il microfono ad una donna il cui figlio è stato ucciso nel 2008 da un illegale pregiudicato. "America first - ha detto la donna citando lo slogan della politica estera del miliardario - non ci importa degli immigrati illegali".
Il rovescio della medaglia
Secondo alcuni osservatori le forti contestazioni contro Trump sono gli effetti collaterali della campagna infuocata
lanciata dal tycoon all’insegna del "niente peli sulla lingua" a tutti i costi, tra duri attacchi sull’immigrazione e la promessa, suo vero e proprio cavallo di battaglia, di costruire un muro alla frontiera con il Messico.
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