La strage di Sousse ha tagliato le gambe al turismo in Tunisia. Per cercare di rialzarsi oltre alle super offerte, che funzionano fino a un certo punto, si punta sulle emozioni (e sul ricordo). Un'agenzia di comunicazione di Tunisi ha lanciato una campagna choc sui social network, utilizzando tre foto emblematiche. La prima ritrae un aereo poco prima dello schianto contro una delle Twin Towers, e la scritta "Smettereste di visitare New York?". La seconda mostra un autobus rosso di Londra sventrato da un'autobomba; la domanda, in questo caso, è "smettereste di visitare Londra?". La terza, infine, mostra un cartello su sfondo nero con la scritta "Je suis Charlie" (ovviamente la domanda è: "Smettereste di visitare Parigi?").
Il senso della campagna mediatica è che i pericoli, purtroppo, si nascondono ovunque e che non c'è luogo al mondo che possa dirsi completamente al sicuro. Poco rassicurante, in effetti. Ma può servire a ridimensionare la sensazione che la Tunisia sia il luogo più pericoloso al mondo. Anche se due attacchi in pochi mesi, il primo al Museo del Bardo, il secondo sulla spiaggia di Sousse, fanno venire i brividi solo al pensiero.
Difficile che il turismo tunisino si possa rialzare in tempi brevi. La paura gioca una parte importante nella scelta dei turisti.
E l'effetto può durare mesi o anche anni, come avvenuto a Parigi dopo la strage di Charlie Hebdo, con le prenotaizoni alberghiere che crollarono del 25%, o dopo l'11 Settembre, con il numero di turisti stranieri che è tornato ai livelli "normali" solo dopo 9 anni.
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