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Turchia, trionfa il Sultano: maggioranza assoluta all'Akp

Il Paese torna al voto dopo cinque mesi. Il partito di governo vola con oltre il 50% dei voti: ora Erdogan potrà cambiare la costituzione. In forte calo le opposizioni

Turchia, trionfa il Sultano: maggioranza assoluta all'Akp

In Turchia il Sultano trionfa ancora. Il partito filo-islamico della Giustizia e dello Sviluppo (Akp) ha, infatti, incassato il 49,3% delle preferenze. E, dopo aver perso per la prima volta dal 2002 la maggioranza per governare da solo, il presidente Recep Tayyip Erdoğan avrà la maggioranza assoluta in parlamento e potrebbe avviare l'iter per cambiare la costituzione. I kemalisti laici del Partito Popolare Repubblicano (Chp), la principale forza politica di opposizione, si ferma al 25,3%, mentre i filo-curdi del Partito Democratico del Popolo (Hdp) perdono tre punti ma riescono comunque a superare la soglia di sbarramento incassando il 10,4%.

Dopo cinque mesi di stallo politico, più di 54 milioni di turchi sono tornati alle urne per le elezioni politiche. L’appuntamento elettorale si è reso necessario dopo il voto del 7 giugno che ha visto l’Akp perdere la maggioranza assoluta per la prima volta dal 2002. Le trattative per un governo di coalizione sono fallite, spingendo Erdogan a convocare nuove elezioni. L'escalation di violenze nel Paese e l'acutizzarsi della crisi nella vicina Siria hanno reso il voto ancora più cruciale ai fini della stabilità di un Paese che rappresenta un player determinante a livello regionale. "Grazie a dio - ha commentato il premier turco Ahmet Davutoglu - oggi è il giorno della vittoria della nostra nazione". Il dato più eclatante è la crescita dell’Akp di Erdogan che dalle ultime elezioni del 7 giugno ha guadagnato nove punti percentuali portando così il proprio numero di deputati da 258 a 315, ben oltre la maggioranza assoluta di 276, necessaria a governare da solo, e molto vicino alla maggioranza qualificata di 330, richiesta per cambiare la Costituzione e realizzare il progetto presidenzialista. Quest’ultimo è il vero obiettivo di Erdogan, che si sente ingabbiato dai poteri formali dell’incarico da lui coperto, deciso ad acquisire poteri esecutivi.

La mappa dei risultati mostra un Paese spaccato in tre. Sulla costa egea e in Tracia vincono i repubblicani del Chp, l’Anatolia centrale e il Mar Nero sono dominati dall’Akp, nel sud-est del Paese a maggioranza curda vincono i filo curdi dell’Hdp, ragione per cui, seppur con una percentuale leggermente inferiore, ottengono più seggi dei nazionalisti. Al termine dello spoglio i manifestanti curdi sono scesi in piazza a Diyarbakir, nel sud-est del Paese, per esprimere la rabbia per il trionfo elettorale del Partito della Giustizia e dello Sviluppo. Gli scontri sono scoppiati davanti alla sede locale del filo-curdo Partito democratico del popolo (Hdp).

Decine di manifestanti hanno lanciato sassi contro gli agenti e hanno bloccato una delle strade principali della città, dopo che i dati parziali mettevano in dubbio il superamento da parte dell’Hdp della soglia del 10% necessario per portare di nuovo propri deputati in parlamento.

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