I detenuti statunitensi hanno proclamato uno “sciopero” per protestare contro le “disumane condizioni carcerarie”. La manifestazione di dissenso dovrebbe iniziare oggi per terminare il 9 settembre. Focolaio della ribellione sarebbero penitenziari situati in 17 Stati Usa. Secondo le associazioni per i diritti dei detenuti, lo “sciopero” mira a conseguire un “significativo miglioramento” delle condizioni di vita all’interno degli istituti di pena.
Lo scorso aprile, in un penitenziario della Carolina del Sud, una protesta indetta dai carcerati contro il sovraffollamento della struttura è degenerata, terminando con un tragico bilancio: sette detenuti uccisi. Secondo Jailhouse Lawyers Speak (Jls), ong che si batte per la riforma della legislazione penale, lo “sciopero” proclamato oggi sarebbe una reazione alle morti avvenute nella Carolina del Sud e mirerebbe a fare trionfare le istanze dei carcerati di tutto il Paese. L’associazione, nel comunicato stampa con il quale ha informato i media nazionali riguardo all’imminente “sciopero”, precisa: “L’uccisione di sette detenuti perpetrata lo scorso aprile ha spinto all’azione la popolazione carceraria. Oggi, in 17 Stati, avrà inizio una imponente manifestazione di protesta contro le miserevoli condizioni di vita che si registrano all’interno degli istituti di pena. Nel nostro Paese, i carcerati sono trattati come animali. Essi sono costretti a vivere in ambienti sovraffollati e a fare lavori per i quali ricevono paghe ridicole. I carcerati sono vittime di una moderna schiavitù.”
Lo “sciopero” dovrebbe concretizzarsi nel rifiuto dei detenuti di svolgere le attività assegnate loro dai secondini, in sit-in e in altre “azioni eclatanti”. Jls sostiene che gli obiettivi immediati della manifestazione di dissenso sarebbero “il ripristino del diritto di voto a vantaggio della popolazione carceraria, il miglioramento della refezione e l’incremento delle paghe corrisposte agli internati per i lavori svolti nei penitenziari”. A lungo termine, i promotori dell’iniziativa mirerebbero a conseguire l’abolizione dell’ergastolo e l’abrogazione delle normative che attualmente “legittimano i pregiudizi razziali, agevolando l’arresto e la detenzione degli individui di colore”. I promotori sperano di superare, sul piano della partecipazione, le manifestazioni di dissenso che hanno avuto luogo nel 2016 in 20 istituti di pena del Paese. Allora, gli internati che aderirono all’iniziativa furono 24mila. La protesta indetta oggi dovrebbe durare fino al 9 settembre, anniversario della rivolta carceraria esplosa nel 1971 nella prigione di Attica, Stato di New York.
Jls, pur avendo fornito numerosi dettagli sugli obiettivi e sulle motivazioni dello “sciopero”, non ha precisato in quali Stati Usa e in quali istituti di pena dovrebbe avere luogo la manifestazione di dissenso. Analoga reticenza è stata osservata da un’altra associazione per i diritti dei detenuti, l’Incarcerated Workers Organizing Committee (Iwoc). Per il momento, l’Amministrazione Trump, tramite il Federal Bureau of Prisons, non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali sulla vicenda.
Secondo il Bureau of Justice Statistics (Bjs), agenzia del Dipartimento della Giustizia incaricata di monitorare le condizioni di vita nei penitenziari americani, la popolazione carceraria
negli Usa ammonterebbe a 2,3 milioni di individui. A causa di tale ammontare, gli Stati Uniti si classificano al primo posto, a livello mondiale, per persone internate in istituti di pena.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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