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Usa, mandato di comparizione per Flynn

La decisione della commissione Intelligence ariva dopo che l'ex consigliere della Sicurezza nazionale si è rifiutato di collaborare all'inchiest sulle presunte interferenze russe nelle elezioni americane

Usa, mandato di comparizione per Flynn

Si complicano le cose per Michael Flynn, l'ex consigliere per la Sicurezza nazionale. La Commissione Intelligence del Senato Usa, che indaga sul Russiagate, ha emesso un mandato di comparizione nei confronti dell'ex generale, chiedendogli di produrre i documenti inerenti le indagini sulle presunte interferenze russe nelle elezioni presidenziali americane. A guidare le indagini sono il senatore repubblicano Richard Burr e il democratico Mark Warner. Lo scorso 28 aprile i due avevano chiesto a Flynn i documenti, ma lui si era rifiutato di ottemperare.

Politico scrive che gli avvocati di Flynn avevano dichiarato che il loro assistito non avrebbe collaborato se non ci fosse stata prima la garanzia di immunità. "Fino a ora tutto è stato svolto sulla base della volontarietà. Abbiamo sentito molte persone e vorrei continuare a fare così. Ma se ciò di cui abbiamo bisogno non ci viene fornito - aveva detto Burr - allora abbiamo una serie di strumenti" e il mandato di comparizione è uno di questi.

La richiesta della commissione arriva a ventiquattro ore dal licenziamento del direttore dell’Fbi, James Comey, e alla vigilia dell’appuntamento annuale con i leader di varie agenzie di intelligence per discutere il tema delle minacce internazionali. All’audizione parteciperà anche il direttore ad interim dell’Fbi, Andrew McCabe.

Flynn è indagato dalla commissione in merito alle comunicazioni che aveva avuto con l’ambasciatore russo a Washington Sergey Kislyak. A sollevare dubbi sui suoi rapporti con i russi anche una serie di pagamenti non resi pubblici ricevuti da alcune organizzazioni vicine al Cremlino. Flynn era stato costretto a lasciare l’incarico di consigliere per la sicurezza nazionale, colpevole di aver mentito al vice presidente, Mike Pence, sul contenuto delle conversazioni telefoniche con Kislyak. Inizialmente, infatti, aveva detto di non aver mai discusso di sanzioni alla Russia.

Ma in un secondo momento le intercettazioni avevano provato il contrario.

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