Gli Usa ripensano allo scudo missilistico orbitale

Il Congresso ha chiesto al Pentagono la fattibilità di uno scudo missilistico nello spazio. Per garantire una copertura completa della Terra, servirebbero 1646 piattaforme orbitali armate.

Gli Usa ripensano allo scudo missilistico orbitale

Validare la possibilità di collocare nello spazio una costellazione armata in grado di fornire una difesa contro i missili balistici intercontinentali nella fase di spinta. Il Congresso degli Stati Uniti ha chiesto ufficialmente al Pentagono la fattibilità di uno scudo missilistico orbitale (il Brilliant Pebbles era già stato proposto durante l’amministrazione di George H. W. Bush), inserendo la voce nel National Defense Authorization Act per l’anno fiscale 2018.

Nell'ambito della Strategic Defense Initiative, Brilliant Pebbles prevedeva una griglia di difesa formata da migliaia di piccoli intercettori collocati in orbite sovrapposte. Gli intercettori avrebbero colpito le testate dei missili balistici intercontinentali dell’Unione Sovietica prima del rilascio del carico utile (MIRV).

Bad Ideas in National Security

Il rapporto del Center for Strategic and International Studies sulla griglia spaziale, denominato proprio Bad Ideas in National Security, spiega bene le criticità di un tale asset di difesa.

“Da un punto di vista politico, le conseguenze di un sistema di intercettazione missilistica spaziale sarebbero preoccupanti. Un tale asset sarebbe visto come una chiara militarizzazione dello spazio. La difesa contro un attacco missilistico durante la fase di spinta è generalmente quella preferita, ma intercettori spaziali e basati a terra devono affrontare le medesima sfide: essere abbastanza vicini all’ICBM nemico".

Nella Boost Phase Intercept, l’intercettazione del missile avviene nella fase iniziale di spinta ed accelerazione, nei secondi in cui l’ICBM è facilmente rilevabile dai sensori infrarossi e non ha ancora attivato le contromisure destinate alle testate in rientro. Il problema con la fase di spinta è che le difese devono reagire molto rapidamente. Ciò significa che il sistema d’arma dovrà essere il più vicino possibile al territorio nemico. Tuttavia, la maggior parte dei missili balistici moderni si basano su lanciatori mobili, rendendo difficile la loro identificazione.

"La fisica della meccanica orbitale stabilisce che solo gli intercettori nella bassa orbita terrestre possono raggiungere un missile nella sua fase di spinta nel tempo di risposta richiesto. Parliamo di 120 secondi per la propulsione solida e 170 per quella liquida. I satelliti in LEO sono in costante movimento sulla superficie della Terra. Ciò significa che sarebbero necessarie doverse costellazioni configurate per massimizzare la copertura del suolo in grado di garantire più finestra utili in ogni momento”.

I satelliti in orbita geostazionaria rimangono fissi su un'area ad un'altitudine di oltre 22.000 miglia: è una distanza eccessiva per un intercettore concepito per colpire il bersaglio in fase di spinta.

“Per difendersi da più missili lanciati nello stesso momento, dovranno essere collocati diversi intercettori per fornire una copertura efficace e ridondante. Avere almeno un intercettore sempre disponibile per colpire un missile significa una costellazione di centinaia di intercettori spaziali. Ci sono diversi fattori che determinano l'efficacia di un intercettore spaziale come la sua massima accelerazione fuori dall'orbita, la sua velocità e il tempo di risposta. Un'altra criticità intrinseca in un sistema di intercettazione spaziale è garantire l’efficacia della costellazione”.

Oltre alla costellazione di prima linea, gli Stati Uniti dovrebbero garantire diverse linee di fuoco così da colmare nell'immediato le lacune che si presenterebbero nella copertura dopo la prima ondata. In ogni caso, gli intercettori spaziali non potrebbero fare nulla contro un attacco di saturazione russo o cinese. Lo scudo spaziale sarebbe quindi concepito per proteggere gli Stati Uniti ed i loro alleati (che dovrebbero farsi carico della loro quota?) contro una manciata di missili lancaiti dalla Corea del Nord e dall’Iran.

Per garantire una copertura completa della Terra, l'American Physical Society stima una flotta di 1646 piattaforme spaziali armate. Il costo dello scudo missilistico è stimato in 67/109 miliardi di dollari.

La ridondanza della costellazione satellitare Usa

Il ciclo missilistico è diviso in tre fasi: spinta, manovra nello spazio e terminale. Qualora il paese X lanciasse gli asset counter-space contro la rete satellitare americana ed anche se la prima ondata riuscisse a distruggere tutti i bersagli designati (evitando gli intercettori a loro difesa), non riuscirebbe a degradare le capacità stratificata Isr e di proiezione degli Stati Uniti. Il Pentagono sarebbe comunque in grado di lanciare, con precisione ed efficacia, un attacco di rappresaglia con asset dotati di navigazione inerziale di backup. La costellazione satellitare Usa è progettata per essere ridondante a diverse altitudini e per garantire finestre di lancio utili anche dopo aver subito un devastante attacco preventivo. Maggiore è la distanza dei satelliti da colpire, minore sarà il tempo necessario per rilevare gli intercettori che sarebbero monitorati già nelle fasi di spinta, scatenando una rappresaglia. Le strutture di comando a terra nemiche verrebbero colpite da centinaia di testate nucleari, probabilmente prima dell’intercettazione finale nello spazio. L’intero arsenale cinese prevede missili ASAT, sistemi anti-satellite co-orbitali, disturbatori terrestri ed armi ad energia cinetica diretta. Il primo obiettivo dei cinesi in un ipotetico conflitto, sarebbe quello di oscurare la rete di spionaggio ed intelligence USA. Gli Stati Uniti prevedono di subire diversi tipi di attacchi cinetici, elettronici ed informatici oltre a raid convenzionali contro le strutture di supporto a terra. I cinesi stanno attualmente sviluppando due nuovi missili ASAT in grado di colpire i satelliti in orbita inferiore e superiore così come sistemi co-orbitali armati.

Se eseguiti con successo, tali attacchi potrebbero minacciare in modo significativo, ma non definitivo l’intera rete orbitale degli Stati Uniti, specialmente se molteplici vettori venissero lanciati contro i satelliti militari e di intelligence. La Cina nega lo sviluppo di tecnologie anti-satellite.

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