Utero in affitto, la Gran Bretagna elimina ogni freno

La normativa sull'utero in affitto risale alla metà degli anni Ottanta, così il governo inglese ha deciso di modernizzarla. Femministe sul piede di guerra per alcune nuove proposte

Utero in affitto, la Gran Bretagna elimina ogni freno

In Gran Bretagna la normativa sul sempre delicato tema dell'utero in affitto risale alla metà degli anni Ottanta. Così il governo ha deciso di lanciare una consultazione pubblica, che si è aperta lo scorso 6 giugno e si chiuderà il 27 settembre, per avviare un processo di revisione di quella legge sulla base delle indicazioni che una commissione di esperti (tutti maschi) ha sottoposto al giudizio dei cittadini.

Le coppie che vogliono ricorrere all'utero in affitto nel Paese sono sempre di più. Come riporta La Verità, il numero dei bambini nati da madri surrogate è tripilicato negli ultimi sette anni. Visto il dato in costante aumento il governo ha pensato di rivedere la normativa e così sul sito Lawcom.gov.uk è spuntato il testo della proposta di riforma.

500 pagine per modernizzare la legge che hanno però fatto storgere il naso a molti inglesi, femministe in primis. Sono soprattutto tre i punti più contestati.

Nella proposta al vaglio della cittadinanza c'è l'idea di sottrarre alle madri biologiche il diritto di tornare sui loro passi e riconoscere i loro figli (diritto che oggi esse possono esercitare entro sei mesi dalla nascita dei bimbo). La nuova legge vorrebbe consentire alla coppia di registrare il bambino automaticamente alla nascita, concedendo a chi lo ha messo al mondo una finestra molto più breve per opporsi. In altri Paesi vigono già accordi stringenti di surrogazione e i legislatori inglesi hanno intenzione di estendere questo punto anche alla Gran Bretagna per evitare che gli aspiranti genitori si rivolgano a strutture estere.

Altra proposta molto discussa è quella dell'eliminazione del requisito in base al quale chi affitta l'utero della gestante deve avere con quest'ultima qualche legame biologico. Porte aperte a tutte le donne quindi, ma senza che sorgano delle vere e proprie agenzie di madri in affitto (ci tiene a precisare la commissione).

La riforma vorrebbe che fosse ridiscusso anche il tariffario per le madri

surrogate (ad oggi nel Paese è lecito solo un rimborso spese). Questo però potrebbe trasformare l'utero in affitto in una fonte di guadagno soprattutto per le donne più povere. E tutto diventerebbe un vero e proprio business.

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