La zia del piccolo Alan Kurdi: "Basta armare i jihadisti"

Teema Kurdi: "Se l'Occidente continua a finanziare i ribelli, vedremo più persone fuggire"

La zia del piccolo Alan Kurdi: "Basta armare i jihadisti"

La foto del piccolo Alan Kurdi, morto sulle spiagge turche il 2 settembre scorso, ha fatto giustamente il giro del mondo. Una tragica immagine che ha portato al centro dell'opinione pubblica sia il tema dei rifugiati che quello della guerra in Siria, ormai sempre più dimenticata. Alan fuggiva da Kobane, la città martire conquistata dallo Stato islamico nell'ottobre del 2014 e poi finalmente liberata dalle forze dello Ypg nel gennaio dell'anno seguente. Alan e la sua famiglia fuggivano dalla guerra, sognando il Canada. I loro desideri però sono stati spezzati dal mare.

La lettera di Teema Kurdi

In questi giorni, la zia del piccolo Alan, Teema Kurdi, ha preso carta e penna per scrivere una lettera alla parlamentare statunitense Tulsi Gabbard, da poco tornata da Damasco, dove ha potuto incontrare Bashar Al Assad. Scrive Teema: "Il 2 settembre 2015, ho sentito la notizia di mia cognata e dei suoi due figli, annegati mentre cercavano di raggiungere la Grecia. L'immagine del piccolo Alan Kurdi disteso a faccia in giù su una spiaggia turca era su tutti i media del mondo. È stata la sveglia per il mondo. E, cosa più importante, è stata la mia sveglia. Da quel momento, ho deciso di parlare a nome di tutti i rifugiati siriani e di essere la loro voce, per invitare altri Paesi ad aprire i loro cuori e le porte per la mia gente e anche per porre fine alla guerra al mio Paese che costringe innumerevoli persone a fuggire. Io non sostengo una parte o l'altra nel conflitto siriano. Ma io sono molto frustrata dalla copertura unilaterale dei media occidentali di questa guerra. Gli Stati Uniti, l'Occidente, ed i paesi del Golfo stanno finanziando i ribelli legati ad al-Qaeda e all'Isis, dando loro armi per consentire loro di continuare a combattere e distruggere e dividere la Siria. Ho cercato di raccontare al mondo ciò che sta accadendo in Siria, ma i media non voglio che la gente di sentire la verità".

E ancora, prosegue Teema: "Se l'Occidente continua a finanziare i ribelli, vedremo più persone fuggire, altro spargimento di sangue, e più sofferenza. Il mio popolo hanno sofferto per sei anni.

Qui non si tratta di sostenere Assad. Si tratta di porre fine alla guerra in Siria. Non si può continuare così, cercando di imporre un cambio di regime. È stato già fatto in prima in Iraq poi in Libia, e guardate cosa è successo".

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