Monica aveva denunciato il suo assassino per stalking

Il delitto dell'asilo di via Cova. Il 18 giugno la donna esasperata si era rivolta alla giustizia. L’ex marito dal carcere: «Le volevo bene, adesso mi uccido»

Monica Morra, prima di essere uccisa dal marito Massimo Merafina da cui si stava separando, aveva presentato due denunce per stalking al commissariato di Lambrate. Esposti che sono però arrivati in Procura solo ieri. Per questo il magistrato sta valutando eventuali comportamenti omissivi dei poliziotti. Nessuna omissione invece da parte dei colleghi di Quarto Oggiaro che da giorni cercavano l’assassino: Merafina infatti era stato affidato ai servizi sociali, beneficio revocato però la settimana scorsa. Gli agenti hanno bussato più volte a vuoto senza mai trovarlo: era sotto casa di Monica a pianificare l’omicidio. Anche se ora ripete più volte che vuole togliersi la vita.
Mentre i poliziotti di Quarto Oggiaro lo cercavano, infatti, Merafina, 45 anni, si stava rodendo di gelosia per Monica, 33 anni, che a febbraio aveva lasciato la loro casa di via Pascarella 35 per rifugiarsi in viale Forlanini 26. Ma non certo per imbarcarsi in chissà quali avventure sentimentali: voleva semplicemente salvare la vita a sé e al figlio di due anni. Il marito infatti era un alcolizzato e un violento che aveva ripreso a rubacchiare dopo aver per questo perso il lavoro alle poste, dove aveva conosciuto la moglie. L’ultima condanna per ricettazione si era trasformata in un affido in prova ai servizi sociali, ma lui continuava a contravvenire agli obblighi e per questo il magistrato di sorveglianza aveva revocato il beneficio e deciso di rispedirlo in galera. Ma gli agenti di Quarto Oggiaro non riuscivano mai a trovarlo, lui era sempre appostato sotto casa della moglie, roso dalla gelosia.
Gelosia che dovrebbe essere alla base del delitto, come sembra sia emerso dall’interrogatorio dell’uomo che ieri pomeriggio, insieme al pm, ha ripercorso (tra lacrime e propositi suicidi, tanto che è sorvegliato a vista 24 ore su 24) l’ultimo anno di vita. Le botte e i litigi, la moglie che scappa tenendo con sé il figlio e va a rifugiarsi all’altro capo della città. Lui continua a pressarla fino a quando casualmente intercetta la telefonata di un uomo che chiede di lei. Da qui il delirio con un crescendo di agguati sotto casa, aggressioni, insulti, minacce e botte. Fino alla denuncia per stalking presentata il 18 giugno in commissariato a Lambrate. La notte stessa però se lo ritrova sotto casa, si attacca al campanello, lei non apre, lui distrugge il citofono. Parte una chiamata al 112, arrivano i carabinieri ma Merafina è sparito. Così il 19 Monica torna in commissariato.
Ma ormai siamo all’epilogo del dramma. Lunedì alle 8.30 lui va ad attenderla in via Cova dove sa che la moglie deve portare il figlio. S’è fatto bello, vestito gessato e camicia bianca, ma come al solito è ubriaco. E curiosamente con un braccio fasciato: servirà per nascondere il coltello portato da casa. Aggredisce la donna mentre ha il bimbo in braccio. La insulta, la picchia. Una bidella porta in salvo il piccolo dentro l’asilo e lui estrae dalle bande la lama e colpisce più volte la moglie al petto, anche mentre è a terra, spaccandole il cuore. Raccolta agonizzante morirà alle 11 al San Raffaele. Poi la fuga.

Si ferma in un bar dove beve una birra e si fa dare due lattine da scolarsi su una panchina in fondo a viale Corsica dove lo trovano i carabinieri. Tutto chiaro dunque. Ma il pm Nocera vuole vederci chiaro anche sulle denunce presentate dalla donna e sui motivi per cui l’uomo non è stato fermato in tempo.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica