Monterotondo: romeni nel mirino

Il gesto secondo gli investigatori non avrebbe una matrice politica

Un altro brutto segnale contro i romeni, dopo il raid a Tor Bellamonaca. Un rudimentale ordigno è stato fatto esplodere l’altra notte davanti a un negozio di specialità alimentari romene a Monterotondo, alle porte della capitale. La bomba-carta ha mandato in frantumi tutti i vetri e provocato danni alla saracinesca. Accanto a quest’ultima i carabinieri, giunti sul posto subito dopo la segnalazione del proprietario, hanno trovato una scritta, che era stata tracciata con una bomboletta di vernice nera «Ve bucamo la testa» e vicino una croce celtica. Immediatamente sono state effettuate le indagini che hanno accertato che l’ordigno era stato confezionato con un cilindro di cartone del diametro di 3 centimetri e lungo 20 e sistemato davanti all’entrata del negozio di via Gramsci. Secondo i militari dell’Arma l’attentato contro l’esercizio commerciale non avrebbe «una matrice politica» ma potrebbe inquadrarsi come un gesto di «emulazione, fomentato da un clima di intolleranza». Le prime indagini si sono quindi orientate verso gli ambienti «locali» di giovani che simpatizzano con l’estrema destra. La titolare del negozio romeno, infatti, per pura coincidenza, ha lo stesso cognome del presunto assassino di Giovanna Reggiani. Si chiama Diana Steluta Mailat ma ha però detto di non avere nulla a che fare con il connazionale che una settimana fa avrebbe seviziato e ucciso la donna a Tor di Quinto.
L’ordigno, hanno appurato gli investigatori, era stato fatto usando un razzo di segnalazione marino. Rilievi della sezione scientifica dell’Arma sono stati effettuati anche ieri pomeriggio, così come alcune perquisizioni ed interrogatori di alcuni possibili sospetti.
A Monterotondo sono circa mille i romeni, ma sono «ben integrati con la popolazione italiana, con cui hanno buoni rapporti». «I romeni - ha detto il sindaco Tonino Lupi - sono tutti residenti nel comune e abitano in prevalenza nel centro storico. Solo pochi vivono in baracche. In maggior parte sono famiglie con bambini, e frequentano una chiesa ortodossa, che è anche un luogo d’incontro fra di loro, ma dove spesso partecipano anche amministratori comunali, e molti italiani».
Secondo il primo cittadino nel paese non vi sono fenomeni di particolare criminalità romena.

I reati più frequenti legati a questi cittadini comunitari solo quelli dello spaccio, ma la percentuale non è più alta di quella che vede coinvolti gli italiani. «Nella cittadina - ha concluso Lupi - ci sono molti controlli perché i carabinieri svolgono una continua e attenta opera di prevenzione».

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