da Roma
«Sky non ha limiti pubblicitari, è un monopolista di fatto che ha alterato gli equilibri con Mediaset e a cascata sul sistema dei media: questi sono fatti reali». Il presidente di Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, per un giorno ha messo da parte il fioretto con il quale generalmente affronta le polemiche (salvo sciabolare in alcuni casi la scarsa attenzione del governo Prodi alle imprese). E ha attaccato la piattaforma satellitare leader in Italia di proprietà della NewsCorp di Rupert Murdoch.
Lo ha fatto nel corso di un convegno organizzato dalla Fieg, la federazione degli editori di giornali della quale è stato presidente prima di accettare lincarico a viale dellAstronomia. I problemi delleditoria continuano a interessarlo tuttora considerati i suoi ripetuti interventi sul rinnovo del contratto giornalistico (ancora ieri ha auspicato «una maggiore flessibilità e interfunzionalità professionale»), ma in nessun precedente era stata assunta una posizione tanto decisa. Montezemolo stava riflettendo sullevoluzione non positiva degli investimenti pubblicitari sulla carta stampata ricordando come «lavvento della tv commerciale» e «lo sviluppo della televisione a pagamento e di Internet» abbiano reso lo scenario più competitivo.
«Unaltra minaccia - ha aggiunto - è la convergenza che farà del telefono cellulare un punto di incontro dei vari media». Una preoccupazione manifestata a una platea composta, tra gli altri, dal presidente Fieg Biancheri e dai vertici dei principali gruppi editoriali italiani (con Espresso-Repubblica rappresentato da Carlo De Benedetti in persona). Secondo Montezemolo, «i giornali ci saranno sempre: il problema è quanti saranno e in quanti li faranno». Per questo motivo, ha concluso, «bisogna raccogliere la sfida dellinnovazione: gli editori vogliono confrontarsi con il mercato e non cercheranno di sopravvivere con sovvenzioni pubbliche».
La società del gruppo Murdoch, ovviamente, non ha accettato di interpretare il ruolo disegnatole dagli strali montezemoliani, quello del potenziale killer di giornali. «Siamo francamente sconcertati dalle parole del presidente di Confindustria che denunciano la totale mancanza di conoscenza delle normative in materia di affollamenti pubblicitari», ha ribattuto Tullio Camiglieri, responsabile comunicazione di Sky, ricordando che lemittente è sottoposta agli stessi limiti delle sue concorrenti e che gli spot non possono superare il tetto del 15% dellorario giornaliero di programmazione.
«In Italia - ha sottolineato Camiglieri - operano nellambito della televisione a pagamento anche aziende come Mediaset e Telecom», rispettivamente attraverso digitale terrestre e tv via Internet. Inoltre Sky è soggetta a ulteriori misure restrittive (imposte dallUe come condizione per lok alla fusione Telepiù-Stream che portò alla sua nascita) come lapertura della propria piattaforma ad altri operatori. «È stupefacente - ha concluso - che Montezemolo prima di lanciare simili accuse non abbia sentito il bisogno di documentarsi».
Ma lo scenario è talmente drammatico da giustificare lallarme del presidente di Confindustria e della Fiat? Nel 2006 il mercato pubblicitario in Italia, secondo le stime di Nielsen Media Research, è cresciuto del 2,6% su base annua a 8,7 miliardi di euro. Di questi 4,7 miliardi (+0,8%) sono stati investiti sulla tv, mentre 3,1 miliardi (+3,5%) sono andati alla stampa. Internet, pur realizzando un incremento del 44%, si è fermata sotto i 200 milioni. Indubbiamente (e questo Montezemolo lo sa), gli utenti in grado di utilizzare le nuove tecnologie sono più «interessanti» dal punto di vista della pianificazione pubblicitaria perché potenzialmente più propensi a spendere.
E Sky con i suoi circa 4 milioni di abbonati ha già costituito un bacino alternativo a quello rappresentato dallofferta analogica di Rai e Mediaset.
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