Montezemolo nei guai: finisce sotto processo Presunti abusi edilizi per la sua casa di Anacapri

Il presidente Ferrari alla sbarra con altre tre persone per presunti abusi edilizi nella sua villa sull’isola. L'ex leader di Confindustria accusato di deturpamento di bellezze naturali e falso

Montezemolo nei guai: finisce sotto processo 
Presunti abusi edilizi per la sua casa di Anacapri

Roma - Si dice che insieme vogliano fare l’Italia Futura e ricostruire il Paese. Per il momento hanno parecchio da fare a vendere, ampliare o ristrutturare le case presenti. Ad essere uniti da un insolito destino abitativo sono Gianfranco Fini e Luca Cordero di Montezemolo. Sia il presidente della Camera che quello della Ferrari, infatti, negli ultimi anni sono entrati nel mirino dei giudici per vicende immobiliari dai contorni controversi. Ma se «l’affaire Montecarlo», perlomeno a livello penale, ha concluso il suo corso, si sta ora aprendo il capitolo giudiziario a carico dell’ex presidente di Confindustria.

Ieri, infatti, è andata in scena la prima udienza nell’aula distaccata a Capri del tribunale di Napoli del procedimento penale a carico dell’ex presidente di Confindustria per interventi abusivi nella residenza di Anacapri presso cui trascorre abitualmente le vacanze. Villa Adinolfi (dal nome dell’ingegnere che la realizzò negli anni ’50), ribattezzata Villa Caprile, è considerata un vero e proprio capolavoro architettonico. Situata a 500 metri dal centro turistico, a metà strada tra il faro di Punta Carena e la Grotta Azzurra, è conosciuta sull’isola semplicemente come Villa Montezemolo, anche se il manager figura soltanto come affittuario. Una residenza in perfetto stile caprese ma evidentemente non del tutto funzionale alle esigenze della Fisvi - la società che l’acquistò nel 2003 e di cui sarebbe azionista principale lo stesso Montezemolo - visto che per sfruttare al meglio gli spazi sono stati realizzati lavori abusivi senza aumento di cubature ma attraverso una serie di modifiche delle destinazioni d’uso degli ambienti.

Interventi che hanno acceso l’attenzione della Procura e hanno fatto scattare l’accusa di violazione urbanistica, deturpamento di bellezze naturali e falso. Capi di imputazione di cui devono rispondere in quattro. Oltre a Montezemolo, sono stati infatti rinviati a giudizio nel dicembre scorso Francesco Saverio Grazioli, amministratore della Fisvi, l’architetto Rossella Ragazzini, direttore dei lavori, e Francesco Di Sarno, legale rappresentante dell’impresa costruttice. L’inchiesta, scattata nel 2009, portò un anno e mezzo fa gli agenti del commissariato di polizia di Capri, guidati dal vicequestore Stefano Iuorio, a sequestrare due manufatti ritenuti abusivi. In particolare la Procura ipotizzava che un rudere e un vecchio garage di 70 metri quadrati fossero stati recuperati a uso abitativo, la cucina fosse stata ampliata nel sottoscala e un portico chiuso.

Nessuno degli imputati era presente in aula davanti al giudice Alessandra Cataldi e al pm Milena Cortigiano, che ha seguito fin dall’inizio l’indagine. I legali di Ragazzini e di Di Sarno, l’avvocato Claudio Botti e l’avvocato Sergio De Simone, hanno chiesto per i loro assistiti il patteggiamento rispettivamente a 12 mesi e a 10 mesi pena sospesa. La posizione dei due è stata stralciata ed è stata fissata l’udienza per il 30 maggio. Rinviato invece al 14 novembre il processo ordinario per Montezemolo e Grazioli, assistiti dall’avvocato Alfonso Furgiuele. Nelle prossime udienze è previsto l’esame dei testimoni e l’ascolto degli imputati.

Negli stessi minuti in cui si celebrava la prima udienza, il procuratore aggiunto della sezione ambiente della Procura di Napoli, Aldo De Chiara, effettuava insieme alla polizia un sopralluogo a Villa Caprile, nel corso del quale è stato constatato l’avvio degli interventi di autodemolizione delle opere sequestrate in quanto ritenute abusive. Intanto, il 7 giugno si terrà presso il tribunale di Napoli l’udienza preliminare durante la quale si dovrà decidere il rinvio a giudizio o meno di cinque indagati nell’ambito di un procedimento parallelo a quello degli abusi a Villa Caprile: si tratta dell’ex sindaco di Anacapri Mario Staiano, del geometra dell’ufficio tecnico Gennaro D’Auria, del comandante della polizia municipale Marco Pollio e dei vigili urbani Ottavio Russo e Daniele Valente.

Le accuse vanno dal falso all’omissione in atti d’ufficio al favoreggiamento personale, per aver coperto i lavori nella villa. Un filone parallelo che potrà forse fornire elementi utili a dipanare la matassa dell’inchiesta principale e a fare chiarezza su alcune anomalie che ancora non convincono del tutto i magistrati.

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