Caro Granzotto, mi hanno molto interessato risultati, riportati dal Giornale, del sondaggio che lEspresso ha promosso fra i suoi lettori, chiamati a votare luomo che vorrebbero prossimo presidente del Consiglio. Hanno votato in circa 250mila e a risultare vincitore per molte lunghezze è stato Luca Cordero di Montezemolo. Il primo esponente della sinistra è al quattordicesimo posto (Massimo DAlema). Potrebbe spiegare a uno che di politica capisce poco cosa significa ciò, ai fini pratici?
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Lunico fine pratico, caro Bertolini, è che se mai a Luca Cordero di Montezemolo frullasse lidea di buttarsi in politica, se mai fosse tentato dallo scendere in campo nelle vesti di salvatore della patria, be, resterà al palo. Garantito. Quella dei repubblicones (e dei fratelli germani dellEspresso, che ne costituiscono lebdomadaria ma pur sempre «sinceramente democratica» truppa cammellata) è infatti una fama a prova di bomba: laddove puntano locchio o il cuore, lì si fa terra bruciata. Nessun politico o esponente della notoria società civile preso in cura dalle teste duovo di Largo Fochetti ha mai visto la poltrona, così come nessuna geometria politica messa a punto dai demoiseaux di Carlo De Benedetti ha mai visto il sole. È una realtà comprovata, anche se ancora non è del tutto chiaro se ciò dipenda dal fatto che per loro natura i repubblicones non ne azzeccano una, o se invece è il loro tocco, il loro fervore che nuoce al prodotto. In ogni modo, dopo lesito delle primarie dellEspresso, sulle ambizioni politiche Montezemolo può tranquillamente metterci una croce sopra.
È un bene? È un male? Provenendo linvestitura dai repubblicones, è sicuramente un bene. Essi infatti vagheggiano unItalia alla Podrecca, con loro nelle vesti del grande burattinaio che tiene ai fili, facendolo muovere a piacimento, un governo di marionette. E da burattinai che per mesi lhanno menata con le dieci domande e con la fantomatica foto di una «doccia lesbo», cervelli maniaci, malsani e sporcaccioni, non ci si può aspettare niente di buono. Daltronde non ci si potrebbe aspettare granché nemmeno da un Montezemolo libero e bello, cioè non appeso al bilancino del marionettista. In quanto a immagine ne ha da vendere, ma non si vede quali dovrebbero essere i meriti imprenditoriali che ne farebbero quel fior di «tecnico» che, prestato alla politica, si incaricherebbe di mettere in riga lItalia e glitaliani. Senza poi dire del paradosso del presidente della più globalmente torrida e politicamente scorretta industria - la Ferrari, auto per plutocrati affamatori del Terzo mondo, rombante, iperveloce, ingorda di benzina e dunque inquinante, sputazzante gas serra a tutto spiano e che per forgiarne un solo motore se ne va tanta energia da illuminare a giorno tutta Berghem de sota - chiamato a governare un Paese devoto a Terra Madre e al Manitù ambientalista. Cè unaltra ragione a farci certi che il bacio della morte scoccatogli dai repubblicones si traduca in un bene per la comunità: esso infatti affranca Montezemolo dal pesante fardello dellUomo della Provvidenza, così che possa dedicarsi alla sua Ntv, Nuovo Trasporto Viaggiatori.
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