Politica

Montezemolo si scopre: «È ora di salire sul ring»

nostro inviato a Santa Margherita (Genova)

«Non ci si può sempre lamentare: bisogna dare il proprio contributo perché le cose cambino. Sono d’accordo col presidente Federica Guidi: parlare dalla tribuna senza andare in campo è sempre facile. Abbiamo bisogno di una classe dirigente civile, che abbia la capacità di prendere posizione. Basta fare gli spettatori, dobbiamo salire sul ring». Una minaccia o una promessa? Luca Cordero di Montezemolo, presidente della Ferrari ed ex presidente di Confindustria, sceglie, non a caso, di lanciare questo messaggio, nel suo intervento al convegno dei Giovani imprenditori, apertosi ieri a Santa Margherita Ligure, e subito le sue parole vengono passate al setaccio dai cercatori d’oro della filologia politica. Poco importa se, a scanso di equivoci, Maurizio Gasparri, politico di professione che gli succederà al microfono, con ironia fa notare subito e pubblicamente, che «Luca è già sul ring, anzi su tutti i ring perché di fatto è un collega politico».
Già, poco importa, perché tutto l’intervento di Montezemolo, impegnato in un faccia a faccia con l’ambasciatore americano David Thorne, lascia poco all’immaginazione visto che è tutto e solo un lungo affondo contro costumi e malcostumi italiani. «Sento dire spesso ai politici: mettetevi nei nostri panni. Ma io dico: mettetevi voi nei panni dei cittadini. C’è una classe politica che non si occupa di crescita. Leggiamo ogni giorno sui giornali cose che non hanno niente a che vedere con la competitività del Paese. Non possiamo parlare solo di quanto guadagnano i calciatori o i conduttori Rai, o di cose come la legge sulle intercettazioni che non è certo una legge ben fatta». «La politica - sostiene il numero uno dell’azienda di Maranello - sta perdendo completamente credibilità agli occhi degli italiani. E sapete perché? Perché oggi la più grande azienda del Paese in termini di occupati è proprio la politica, che, se in Italia ha un costo di 200, in Francia, per esempio, lo ha di 77. Il Paese ha risorse zero da investire in infrastrutture, ricerca e innovazione. Bisogna liberare risorse, bisogna recuperare l’evasione e destinare ogni euro recuperato per abbassare le tasse. Ma ognuno tira più o meno a farsi gli affari propri. C’è un distacco dalla politica. Così il rischio è che l’Italia diventi un Paese fai-da-te. D’altra parte se non si riesce a tagliare quattro Province o consigli di amministrazione pletorici, uniche discariche che funzionano per occupare politici trombati. Non si va da nessuna parte».
Sul palco del convegno dei giovani industriali è salito, per concludere i lavori della prima giornata anche il ministro della Pubblica amministrazione, Brunetta che ha difeso le «sue» riforme: «È stato varato un super scalone - ha detto - per le donne della pubblica amministrazione da 60 a 65 anni sotto l’implacabile santa violenza europea. Cinque anni di botto e non è successo niente, il che ci fa capire che cambiare è possibile e, fatemelo dire a bassa voce, è relativamente facile. Tremonti ha tutti i difetti di questo mondo e io ne so qualcosa, ma di fronte agli assaltatori della diligenza come si può non dargli ragione. D’altra parte quelli della Cgil sono scioperi politici. Se vogliamo cambiare questo Paese un bell’esame di coscienza ce lo dobbiamo fare tutti. Non basta dire noi produciamo, siamo la parte migliore» ha detto ai giovani imprenditori di Confindustria il ministro. Poi una battuta per sintetizzare la situazione: «Negli ultimi anni il convento è povero e i frati sono ricchi».
Una tesi vicina a quella esposta con ironia dal direttore del Giornale, Vittorio Feltri: «Noi italiani siamo specializzati nell’autodenigrazione. Quando vedo Ballarò mi convinco che la mattina dopo dovrò uscire di casa scavalcando cadaveri di gente morta di fame. E invece non è così. Basta guardarsi intorno: vedere le auto che circolano da noi, guardare le case e ciò che la gente mangia in Italia. Altro che i sacrifici che vediamo fare in Germania e in Francia, là il rigore lo prendono seriamente. È davvero misterioso: lo Stato è poverissimo ma gli italiani sono ricchi e vivono meglio che in qualsiasi altro Paese.

Il problema è anche quello di una classe politica che non ha il coraggio di prendere decisioni impopolari e che, prima di decidere misure di rigore, guarda ai sondaggi».

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