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Montezemolo: «Lo vedo al mio posto ma non subito»

Il presidente: «Schumi continuerà a lavorare con noi. Sapeva che avremmo preso Raikkonen: se avesse continuato avremmo fatto il dream team». Todt alla Renault: «Hanno i soldi ma non lo stile»

Paolo Brusorio

nostro inviato a Monza

Nemmeno il tempo di rialzare la bandiera a scacchi che due comunicati annunciano quello che ormai tutto il mondo sapeva, che i tifosi si aspettavano, ma che forse il popolo ferrarista si augurava di non sentire mai. «Michael Schumacher concluderà la sua carriera agonistica al termine del campionato del mondo 2006». Dunque dalla prossima stagione Michael Schumacher non sarà più un pilota della Ferrari. Anzi, non sarà più un pilota e basta. Al suo posto - secondo comunicato - il finlandese Kimi Raikkonen che ha firmato un contratto di tre anni. Prolungato di una stagione, fino al 2008, anche il rapporto con Felipe Massa. Si esaurisce il tormentone «Schumi smette o resta», un «segreto di Pulcinella» l'ha definito Jean Todt, e dunque nessuna sorpresa: la decisione era già sulla bocca di tutti, così anche per questo, quando il presidente della Ferrari Luca Cordero di Montezemolo, eccezionalmente presente di domenica a Monza («sono venuto perché credevo nella vittoria e per rendere omaggio a un grande pilota e a un grande uomo»), racconta i retroscena della notizia, l'atmosfera si surriscalda solo per il caldo fuori programma che ha inondato Monza. «Oggi è una giornata triste e allo stesso tempo felice», è il suo abbrivio. «Sono stati undici anni difficili e fantastici allo stesso tempo. Con Michael la Ferrari è tornata a primeggiare in Formula 1 e ha triplicato le vendite in tutto il mondo. E Michael è stato decisivo. Rimarrà nella storia come il miglior pilota, insieme abbiamo passato momenti fantastici, come in Giappone quando abbiamo rivinto il Mondiale dopo 21 anni».
Fare il rosario dei successi, sarebbe troppo facile. Anche perché dopo ieri è possibile che sulla collana si infili un'altra perla. Così Montezemolo preferisce rivangare, per esaltare le capacità del pilota tedesco, i momenti più neri del team di Maranello. Quelli molto passati («quando non vincevamo, quando dicevano che Michael era finito») e quelli dal ricordo ancora fresco: «Dopo il Canada avevamo qualcosa come 25 punti di distacco, guardate dove siamo ora. Ci vuol coraggio a prendere una decisione simile quando sei al top, Michael l'avrebbe fatto anche se non avesse vinto, ma sono contento che questo annuncio sia arrivato qui a Monza: dopo un successo e davanti a questo pubblico. Quando l'ha deciso? Ce l'ha comunicato un paio di settimane fa, noi da un anno eravamo d'accordo con Raikkonen, ma è chiaro che se Michael avesse deciso di continuare, saremmo stati pronti a schierare il dream team». Quindi Schumacher sapeva dell'arrivo del finlandese, ma ha tirato dritto per la sua strada senza fare una piega. «Non c'è stata decisione presa in Ferrari che Michael non abbia condiviso. Raikkonen ce l'ha consigliato lui».
Pensava già al futuro il pilota tedesco. Al suo e a quello della Ferrari. Come a mettere un'ipoteca a motori ancora accesi. Di che tipo, Montezemolo non lo svela. «Lavorerà ancora con noi, rimarrà nella nostra famiglia. Ma comunicheremo a fine anno quale sarà il suo nuovo ruolo. Al mio posto? Magari, ma non adesso. Credo che ora voglia riposarsi un po'».
E soprattutto pensare a vincere il Mondiale. Insiste il presidente: «Ci siamo incontrati con la squadra. Ho detto loro che deve andare via da campione del mondo. Bisogna fare il massimo per fare vincere Michael, per dimostrare fino in fondo che lui è il più forte».
Fuori dal motorhome sta passando Schumacher, fila via di corsa che nemmeno Massa riesce a stargli dietro. Dentro, Montezemolo fa il gioco delle tre carte per spiegare come si sostituisce un signore che ha vinto sette volte il campionato del mondo. «Quando si perde il migliore si corrono sempre dei rischi. Obbligati a farlo, abbiamo puntato sulle nuove generazioni. C'è un pilota bravo in un team giapponese che parla l'italiano, anzi l'abruzzese - Trulli -; uno che parla lo spagnolo - Alonso - e uno che si esprime in finlandese. Ecco, io sono felice di aver scelto questa lingua».
Sarebbe un pomeriggio tutto confetti e bon bon, se non ci fosse il fiume dei veleni che scorre fin qui dai box Renault. Oltre alla pista, lo scoppio del motore di Alonso ha reso scivolosa anche la giornata. Campionato deciso a tavolino, peggio di Calciopoli dice Briatore. E Montezemolo? Smorfia e poi risposta. «Premesso che chi parla della Ferrari, spesso perde una buona occasione per stare zitto, dico che in certe occasioni ci vuole classe. Preferisco la battaglia sportiva, alla mia età ho già tante responsabilità che non posso mettermi a rispondere a certe affermazioni».
Ci va giù duro invece Jean Todt con quelli della Renault. Il direttore generale della Ferrari dice che la sua posizione non è legata a quella di Schumacher, che avrebbe preferito un comunicato a fine stagione e che basta con le domande sul suo futuro, per non dire di quelle su Raikkonen, che «qui ci sono ancora tre gran premi da correre». Non si fa pregare invece per la risposta alla Renault: «Vogliono fare un reclamo? Facciano, sarà la Fia a decidere. Il mass dumper era illegale, loro ne hanno approfittato per alcune gare, ma noi non ci siamo lamentati. Ho rispetto per i concorrenti, sono forti ma non hanno eleganza. I soldi e la fama non insegnano le eleganze e l'umiltà. Sono bravi, ma certe cose non le hanno ancora imparate».

L'impressione è che non finisca qui.

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