Monti: "La fine del tunnel si avvicina"

Secondo il premier, per Italia e Ue "la fine del tunnel si avvicina". Ma se si arrivasse alle elezioni senza riforma della legge elettorale, la crisi non verrebbe superata: "I mercati internazionali sarebbero legittimati a nutrire scetticismo"

Monti: "La fine del tunnel si avvicina"

Solo qualche giorno fa, Mario Monti ha ammesso il contagio della Spagna e sembrava più che preoccupato dallo spread tra Bund e Btp tornato alle stelle. Ora invece il premier è ottimista e fiducioso nelle capacità dell'Italia e dell'Europa di uscire dalla crisi: "Stanno succedendo due cose: la fine del tunnel sta cominciando a illuminarsi e ci stiamo avvicinando alla fine di questo tunnel". E questo perché, come ha spiegato a Radio Anch'io "abbiamo preso importanti decisioni a 17 e a 27 il 28-29 giugno in Consiglio europeo e adesso ne stiamo vedendo le conseguenze in termini di maggiore disponibilità anche dei singoli governi a fare tutti la loro parte e ciascuno i compiti a casa".

Anche l'euro impensierisce meno Monti, seppure sia una "costruzione qualche volta scricchiolante": "È molto importante che tutti in Europa ci impegniamo a far sì che l'euro, pinnacolo della cattedrale della costruzione europea, non sia un fattore di disintegrazione. Ci vuole uno sforzo per superare i pregiudizi reciproci". Ecco quindi che il premier incontrerà il presidente francese François Hollande, ma è pronto a collaborare con la Germania, "punto di riferimento essenziale". Oggi il premier ha incontrato proprio Hollande all'Eliseo: "È talmente vitale per tutti e per ciascuno di noi la posta in palio, la stabilità e la forza dell’Eurozona, la capacità di contribuire alla crescita economica e sociale dell’Europa, che non possiamo permetterci neppure un minuto di disattenzione".

E il differenziale dei titoli di Stato che sale di nuovo? E la tensione sui mercati finanziari che sembra non essersi mossa da quando Monti è a Palazzo Chigi? La colpa ora non è più della crisi, ma della "rissa permanente tra i partiti". "Lo scenario peggiore, quello che voglio esorcizzare, sarebbe quello di elezioni alla scadenza naturale, e quindi non anticipate, ma a cui si arrivasse senza una riforma elettorale e in un clima di disordinata rissa tra i partiti", ha detto il premier avvertendo che in tal caso si "darebbe ai cittadini, ahimè, la sensazione, forse fondata, che la politica ha fatto grandi sforzi per sostenere in Parlamento questo governo, che ha preso decisioni impopolari, ma non ha fatto i compiti in casa propria riformando se stessa. E i mercati internazionali sarebbero legittimati a nutrire scetticismo su quello che viene dopo questo governo". Il suo nome però, come ripete dall'inizio del suo mandato, non ci sarà tra le liste elettorali: "Sto diminuendo coscientemente la mia sensibilità uditiva a questa domanda", risponde a chi gli chiede se nel 2013 scenderà in campo.

Altro tema affrontato è quello della cosiddetta spending review (la revisione della spesa pubblica in questi giorni all'esame del Parlamento).

"Non è una manovra, non sono tagli lineari fatti in modo cieco", ha detto Monti, "Il governo ha fatto un’analisi di dettaglio, con il lavoro del commissario straordinario Enrico Bondi, stanando grandi differenze nei costi sostenuti da singole amministrazioni per l’acquisto degli stessi prodotti".

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