da Milano
Il declino del dollaro, sempre meno mattatore della scena valutaria, è destinato a continuare, e il suo posto verrà preso dalleuro. A esserne convinto, pur conservando qualche margine di dubbio, è il presidente della Bocconi, Mario Monti: leuro «si appresta ad accompagnare il dollaro e forse presto a sostituirlo come standard monetario», ha detto ieri lex commissario Ue alla Concorrenza intervenendo allinaugurazione dellanno accademico dellUniversità di Bologna.
La certezza di Monti è peraltro condivisa da Opec, Cina e Russia, che da tempo stanno progettando di affrancarsi dal biglietto verde, la cui debolezza ormai cronica sta diventando fonte di perdite ingenti. Con il cambio euro-dollaro a un soffio da quota 1,50, la rivoluzione valutaria sembra procedere spedita, alimentando le preoccupazioni di molti dei governi di Eurolandia, Francia in testa e Italia compresa. Inquietudini manifestate ieri da Pierluigi Bersani, ministro per lo Sviluppo economico: «Un euro forte è una buona asticella da superare anche per qualificare il sistema produttivo e metterlo di fronte a sfide nuove», ha detto il ministro a margine di un convegno alla Fiera di Milano. Allo stesso tempo, «quando lasticella la si alza troppo aumentano anche le difficoltà: credo che questa tendenza abbia raggiunto dei punti che destano preoccupazioni e sono riflessioni che vanno affidate alla Banca centrale europea».
Negli ultimi mesi, per la verità, la Banca centrale europea è intervenuta più volte sul nodo dei cambi. Venerdì scorso, il numero uno dellEurotower, Jean-Claude Trichet, è tornato a condannare i «movimenti brutali» nel mercato valutario» e ha manifestato apprezzamento per le parole a favore del dollaro forte spese di recente dallamministrazione Bush. Parole che non convincono comunque chi appoggia la teoria del complotto Usa teso a danneggiare lEuropa. Una tesi respinta da Lorenzo Bini Smaghi, membro del Comitato esecutivo della Bce: «Leconomia americana - ha spiegato a un convegno di Confindustria - è più forte di quanto riflesso dal tasso di cambio. I mercati si devono rendere conto che questi prezzi non riflettono i fondamentali delleconomia Usa, ma non credo alla teoria del complotto. Negli Stati Uniti - ha aggiunto - non stanno facendo una svalutazione del cambio per penalizzare lEuropa. Non possiamo pensare a una mano nascosta che gioca contro lEuropa: queste sono valutazioni che vengono dal mercato».
Anche Monti riconduce ad altri fattori la forza della moneta unica: «LEuropa sta silenziosamente fornendo al mondo per riconoscimento unanime nuovi standard di governo» delleconomia. Gli esempi? La vicenda Microsoft-Ue, o le linee-guida in materia di antitrust. «Sono casi in cui lEuropa - ha osservato ancora Monti - ha mostrato capacità di decidere in modo unitario e parlare con un sola voce» grazie a due istituzioni come Bce e la Commissione europea.
Alla riapertura, domani, dei mercati è comunque probabile che leuro sferri lattacco decisivo alla vetta di 1,50 dollari.
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