Ieri tirava una brutta aria sul governo. E Tremonti, come vederemo, ne è stato interessato interprete. Una di quelle giornate in cui i desideri dell’opposizione sembravano trovare appigli nella realtà. E in serata è arrivata Moody’s con il suo declassamento all’Italia. Il tam tam romano da tempo si interroga banalmente su quale possa essere l’incidente che forzi la mano al presidente della Repubblica e che gli permetta di sostituire in corsa il premier. Una soluzione alla ’94 per intenderci. La via regolare, quella della perdita della maggioranza parlamentare, non regge alla luce dei numerosi voti di fiducia che il governo ha ottenuto.
Gli assalti dei pubblici ministeri sono ormai diventati talmente smaccati che hanno perso financo il loro effetto mediatico. Negli ultimi giorni anche gli spread (il termometro della credibilità sui mercati dei titoli di Stato) hanno perso appeal. Ma proprio dai mercati potrebbe arrivare la scintilla. Nonostante la crisi economica e finanziaria non sia cosa nuova e nonostante l’Italia sia stata negli ultimi giorni al riparo dai rischi fatali, da questo fronte nasce la minaccia più forte per la tenuta del governo.
Ieri si sono rincorse per tutta la giornata le indiscrezioni su un possibile downgrade (giudizio negativo) da parte dell’agenzia di rating Moody’s. A distanza di pochi giorni da quello già espresso da Standard&Poor’s.I mercati tutto sommato lo attendono e lo incorporano già nei prezzi delle attività finanziarie italiane. Potrebbe comunque rappresentare l’innesco per una nuova botta al governo. E certo non hanno aiutato le parole dal sen fuggite del ministro Tremonti. Ieri ha più o meno detto che i titoli di Stato spagnoli si comportano meglio di quelli italiani per il semplice fatto che il governo iberico ha indetto nuove elezioni.
Legare le parole «titoli di Stato», «giudizio dei mercati» ed «elezioni» ha gettato evidentemente benzina sul fuoco. Non tanto della speculazione, ma nella palude della politica romana che, come già detto, è alla disperata ricerca dell’incidente. Non è detto che la forza del votaccio in pagella di Moody’s possa davvero rompere la tenuta della maggioranza. Ma ciò che conta è che oggi in molti ci sperino. E all’uopo si stanno attrezzando. Non solo nelle file dell’opposizione.
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