La Moratti balla: «Sono orgogliosa»

La gioia del sindaco: «Ci ho creduto proprio. Sono felice per l’Italia. Abbiamo studiato e fatto sentire a tanti Paesi la nostra amicizia»

nostro inviato a Parigi

La sera prima dopo mezzanotte alla festa organizzata da Milano all’Opèra per l’ultimo lancio della candidatura all’Expo 2015, ballava con ambasciatori e ministri di Togo, Ruanda, Isole Comore e Suriname. Niente valzer, musica disco bella tirata sulla pista a specchio. «Mica facile, loro sono di colore e hanno il ritmo nel sangue. E soprattutto io non sono vestita adatta». Adesso «mettiamo Letizia Moratti su YouTube» minaccia già chi sta filmando tutto. Ma lei non si scompone. «A me piace tanto ballare». Soprattutto se non è da sola e magari davanti ha quattro voti che possono trascinare in Italia l’esposizione universale del 2015 assegnata a Parigi dal Boureau international des expositions. Tutti intorno le battono le mani a tempo, lei solleva le braccia. Non sarà stato magari quell’ancheggiar disinvolto a far vincere Milano, ma sotto le luci stroboscopiche è apparso chiaro che la Moratti non ha lasciato nulla al caso. E, soprattutto, quanto sia un vero leader, quanto sia capace di trascinare chi le sta intorno. Tanto che Vittorio Sgarbi, critico d’arte e suo assessore alla Cultura, tra un abbraccio alla bellissima fidanzata e un numero di telefono strappato a una bellezza esotica, non può non lodarla. E il giorno dopo, a vittoria ottenuta, pronosticarle un grande futuro. «La Moratti - assicura - ha già anticipato il futuro. Con Berlusconi che si avvia a vincere le elezioni, riproponendo una via più padana al governo con potere al centrodestra e Milano che torna capitale. Altrimenti sperimentando un modello di larghe intese come quello che con la collaborazione di tutti, destra e sinistra, ha consentito di vincere l’Expo».
Un’edizione che, assicura lei, non sarà celebrata da un monumento, come fece Parigi nel 1889 con la torre Eiffel. «Milano - annuncia - diventerà il centro di una grande rete mondiale per lo sviluppo sostenibile. Un polo per la gestione di risorse che dovranno aiutare il maggior numero possibile di Paesi a crearsi un futuro migliore e un destino diverso». Bisognerà costruire in ognuno scuole, ospedali, università, centri di ricerca. E, non a caso, quello che torna continuamente è il tema dei bambini. Di quella generazione che nel 2015 avrà 18 anni e oggi veste la maglietta con il logo scelto da Milano: l’uomo rinascimentale di Leonardo, simbolo di equilibrio e geometrica armonia con la natura. Non più solo matrigna, ma madre per i popoli in via di sviluppo che al mondo civilizzato chiedono aiuto. «Voi piccoli - ripete il sindaco agli scolari collegati in diretta da un teatro di Milano - siete fortunati. Questa Expo nasce per darvi la possibilità di aiutare chi lo è di meno. Per costruire un mondo migliore, più giusto. E noi grandi vogliamo essere al vostro fianco». Finalmente e forse non a caso parlando ai più giovani, si capisce quale sarà il senso della manifestazione appena vinta. Non solo qualche strada o autostrada in più, qualche tratto di metropolitana o un nuovo padiglione alla fiera di Rho-Pero. «Questa Expo - le fa eco il governatore della Lombardia Roberto Formigoni - è fatta per tutti i popoli del mondo. Noi non ci metteremo sul piedistallo, ma daremo a chiunque lo voglia la possibilità di partecipare a grandi progetti di sviluppo. L’Italia ha presentato quest'idea e l’Italia ha vinto. Da oggi io mondo ci conosce un po’ di più. Un grande risultato».
La dedica? Visto che c’è, la Moratti fa un po’ l’Emma Bonino, il ministro che tanto s’è impegnata in giro per i cinque continenti e ora, al momento della proclamazione, siede lì al suo fianco. «A tutte le donne che hanno lavorato a questa grande vittoria». La chiave del successo? «Ci ho creduto proprio. Abbiamo fatto sentire a tanti Paesi l’Italia amica. Abbiamo studiato e per ogni nazione abbiamo cercato il progetto, l’aiuto di cui potesse avere più bisogno». E a chi le chiede cosa provi, risponde: «Sono felice per l’Italia, mi si è risvegliato dentro l’orgoglio di essere italiana». Ha gridato al momento della proclamazione? Giammai, riecco l’aplomb della vecchia borghesia meneghina. «Ho gioito.

Ma ho sentito urlare tutti quelli che c’erano intorno a me». Il futuro? È già arrivato. «Ci siamo presi un bell’impegno». E ora? «Ora è il momento di cominciare a costruire». Dopo un’altra festa. Nella quale ha promesso di ballare il boogie-boogie.

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