L’Expo un progetto del secolo scorso? La provocazione di Umberto Bossi, che evoca i tempi di velocipedi e locomotive a vapore, fa reagire prontamente i protagonisti della politica e dell’economia che stanno organizzando l’evento. A partire dal sindaco e commissario straordinario. Letizia Moratti non perde la pazienza di fronte all’ennesima puntura di spillo, che arriva pochi giorni prima dell’assemblea del Bie: «L’Expo è un progetto fortemente innovativo, che porteremo avanti con tutti coloro che ci credono. E credetemi, a Milano sono il 99,99 per cento». Parla anche Diana Bracco, presidente di Assolombarda e di Soge, la società di gestione dell’Expo: «Convinceremo Bossi che siamo innovativi».
Ma è la Moratti a difendere appassionatamente Expo davanti ad architetti e urbanisti riuniti nella sede del Sole-24 ore a discutere il tema, punta sui contenuti e sulle relazioni che ne potranno nascere: «Non è un evento ma un progetto, che è già partito e che si svilupperà fino al 2015 e oltre con iniziative di cooperazione internazionale in tutto il mondo».
Il 2 giugno a Parigi, davanti al Bureau International des Expositions, Milano illustrerà lo stato d’avanzamento del progetto. La Moratti si dice sicura che i tempi saranno rispettati. Il prossimo appuntamento stringente è con il masterplan e la scadenza è aprile 2010: «I ritardi in questo momento non ci sono: partendo ad ottobre, per arrivare a un master plan in aprile i tempi ci sono tutti. Attendiamo luglio per le indicazioni concettuali della consulta architettonica, poi partirà il lavoro interno e le gare internazionali per il master plan».
Nessuna polemica con il consiglio dei ministri. Nonostante i mancati finanziamenti per la M6, il sindaco si dice serena anche per quel che riguarda le infrastrutture: «Gli investimenti ci sono stati assicurati: i primi dal governo Prodi e poi dal governo Berlusconi che ha fatto totalmente la sua parte». Conclusione: «Siamo sulla buona strada, perché abbiamo compagni di strada che ci credono e che investono le loro intelligenze sul progetto. Credo che al di là delle osservazioni marginali che scrivono i giornali, Expo avrà un grande successo».
Tra i fan della prima ora dell’Expo c’è anche Sergio Escobar, che era volato a Parigi il giorno della vittoria. Il presidente del Piccolo Teatro, che nel suo cartellone punta molto sui rapporti internazionali, difende Expo dagli assalti della Lega. «Non è più l’Expo in cui si vanno a vedere le macchine a vapore - arringa Escobar durante la presentazione della nuova stagione del Piccolo -. L’Expo dovrebbe essere la traduzione concreta dell’idea che la cittadinanza è un rapporto vero fra le differenze, è il superamento dell’idea che ci sia qualcosa di riservato per qualcuno». L’Expo, sostiene ancora Escobar, «ormai è il nome impronunciabile. E trovo abbastanza buffo che tutti i giorni si chieda, in generale ma in particolare al sindaco, di spiegare le ragioni per cui è importante avere a Milano l’Expo. Queste parole le abbiamo già spese prima che ci fosse assegnata. Torniamo a chiedercelo ancora?».
Anche se continuano le polemiche, la macchina non si ferma. Si è svolto ieri un incontro fra Moratti, Bracco e il ministero degli Esteri sui «485 progetti» di cooperazione internazionale avviati con Expo.
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