La Moratti non molla Dà l’addio al Comune ma guiderà l’Expo

Milano«Questo risultato mi spinge a moltiplicare il mio impegno a lavorare per Milano e l’Italia». Anche e più di prima. «Mi impegnerò per unire le forze moderate e riformiste che vogliono dialogare sui valori della famiglia e della legalità, a rafforzare la coalizione e allargare le alleanze». Letizia Moratti arriva nella sede dell’associazione che porta il suo nome alle 17.30, un’ora dopo aver incassato il risultato del ballottaggio che la costringe a cedere la poltrona di sindaco allo sfidante del centrosinistra Giuliano Pisapia. Ha vinto con il 55,1% dei voti, dieci punti più di lei. Ma chi la immaginava pronta a uscire di scena è avvertito: la sconfitta non l’ha scoraggiata. Anzi, ripete tre volte che ha «ancora più voglia» di mettersi in gioco per «unire tutte le forze moderate e riformiste che vogliono dialogare sui valori di legalità, famiglia, accoglienza, sussidiarietà». Non traduce in concreto l’intenzione, per ora. Escluso che possa mantenere la seggiola dell’opposizione in consiglio comunale che le spetta di diritto, mentre dovrebbe blindare la carica di commissario straordinario di Expo 2015 che è nominativa e non legata al ruolo di sindaco. Anche se rimanda «le valutazioni ai prossimi giorni, le farò con la coalizione e nelle sedi opportune, perché ci sono profili diversi che appartengono anche ad ambiti di responsabilità diverse».
La Moratti ha lavorato fino all’ultimo, ieri mattina era nel suo ufficio a Palazzo Marino, poi si è chiusa in casa con la famiglia come al primo turno per attendere il risultato. Due settimane fa per commentare l’esito era comparsa davanti a telecamere e giornalisti dopo la mezzanotte, ieri non si è fatta attendere: è arrivata presto nel quartier generale del comitato accompagnata dalla figlia Gilda e dallo spin doctor Paolo Glisenti, anche Pisapia aveva appena iniziato a festeggiare con i supporter. «Ho appena parlato con l’avvocato per fargli le mie congratulazioni e gli auguri di buon lavoro, gli ho dato la mia disponibilità per fare il passaggio di consegne se lo vorrà» è il primo commento, dopo una campagna dai toni alti e con scambi di accuse fino alla vigilia del voto. Ma «è un augurio sincero, nel rispetto degli elettori e delle istituzioni che vengono prima di ogni differenza culturale e politica» puntualizza la Moratti. In sala ci sono gli ex assessori che si sono candidati in liste civiche di appoggio, nessun colonnello di Lega e Pdl, anche se il sindaco uscente ringrazia i partiti e le liste che «sono state al mio fianco senza mai risparmiarsi». Pantaloni neri e camicia di seta a pois bianca e nera, sorride e appare meno provata rispetto alla sera del primo turno. Non ribatte a chi chiede se abbia pesato la mossa di Silvio Berlusconi di alzare la sfida per Milano a un referendum sul governo.

«Le valutazioni sulla campagna - risponde - giusta o sbagliata che sia stata le lascio agli analisti politici. Per me ora è importante far capire che sono a disposizione della mia città, un desiderio cresciuto in questi anni a contatto con i cittadini, con cui ho condiviso sogni, preoccupazioni e ansie».

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