Morti e tensione con Colin Farrell

La città nel titolo di un film è sempre una buona pubblicità per la medesima, dall'Ultima volta che vidi Parigi a Lisbona, da Vacanze romane a New York, New York. Mentre Michael Winterbottom sta girando Genova, esce In Bruges, scritto e diretto da Martin McDonagh, con Colin Farrell, Brendan Gleeson e Ralph Fiennes. E per il suo lancio si è fatta l'anteprima italiana proprio nella cittadina fiamminga, Brugge, che gli italiani, come fossero francesi, chiamano Bruges. L'idea di McDonagh è di mandare due sicari irlandesi, uno esperto (Gleeson) e uno malamente esordiente (Farrell), a Bruges come ultimo viaggio per il secondo. Il mandante (Fiennes) dell'assassinio è infatti scontento dell'esito. E un «contratto» eseguito male è punito come quello non eseguito. Volendo invogliare il pubblico a visitare Bruges, fra canali, carbonade e cioccolato, il film si orienta subito verso la commedia nera. Farrell ripete così il tipo di personaggio che aveva in Cassandra's Dream di Woody Allen, ma un personaggio che sfonda il cranio a un bambino in preghiera - seppur nella concitazione di impallinare un prete restio a morire nel confessionale - è arduo da render simpatico.
Così In Bruges non offre la tensione del regolamento di conti, né la comicità della Signora omicidi di Alexander Mackendrick, per citare uno capolavori del genere (e del cinema). Insomma, gli attori perdono e gli sfondi vincono. Che poi dev'essere l'intento tacitamente perseguito.

Dal duello fra i poco convinti coprotagonisti, il migliore è il comprimario: Fiennes, mandante severo, ma capace di soddisfare un ultimo desiderio; pazienza se lo fa senza consultare la vittima.

IN BRUGES di Martin McDonagh (Gran Bretagna, 2007), con Colin Farrell, Brendan Gleeson. 101 minuti

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