Morto Giovanni Godoli studiò il Sole e le stelle

«I bottoni di Napoleone», libro divertente e originale sui mutamenti prodotti dalla chimica sulla civiltà umana degli ultimi secoli

Tutto comincia con un bottone. Un bottone di stagno, che serve per i cappotti degli ufficiali di Napoleone, come per i calzoni e le giubbe dei suoi fanti. Nel giugno del 1812 l’esercito del grande corso è forte di 600mila uomini. Nel dicembre dello stesso anno si è ridotto a neanche diecimila unità che si ritirano da Mosca riattraversando la Beresina. A Borisov, nella Russia occidentale, questi sopravvissuti vengono descritti come «una folla di spettri avvolti in abiti femminili, in vecchi pezzi di tappeti o in cappotti bruciati pieni di buchi». Che cosa ha sconfitto la grande armata che era stata l’orgoglio di Francia?
S’è detto «il generale Inverno», e non v’è dubbio. Non tutti sanno, però, che tra le conseguenze indirette delle bassissime temperature di quelle latitudini c’è la cosiddetta «malattia dello stagno». In pratica, col grande freddo, questo metallo si trasforma in una polvere grigia non metallica, che è ancora stagno, ma possiede una diversa forma strutturale. Non è difficile intuire gli effetti devastanti sulle truppe, più impegnate a sorreggersi i calzoni che agli assalti alla baionetta.
Probabilmente ciò è vero solo in parte. La «malattia dello stagno» era nota da secoli nell’Europa del Nord, e sembra inverosimile che un grande organizzatore come Napoleone non si fosse documentato. Inoltre pare che, anche col tremendo freddo russo, il processo di disintegrazione dello stagno sia molto lento. Il racconto però è suggestivo e viene spesso citato dai chimici come una causa della disfatta di Napoleone. È la rivincita dell’infinitamente piccolo su tutto il resto. La storia ha protagonisti invisibili agli occhi inesperti della maggioranza degli uomini: i composti chimici, le cui connessioni con gli episodi storici sono moltissime e affascinanti. Penny Le Couteur e Jay Burreson, illustri cattedratici statunitensi, nel volume I bottoni di Napoleone (Longanesi, pagg. 403, euro 18,60, traduzione di Libero Sosio), hanno provato a descriverne alcune. Riuscendo nella difficile impresa di rendere la chimica divertente. «Come 17 molecole hanno cambiato la storia», recita il sottotitolo. L’indagine degli autori si limita appunto all’esame di 17 molecole e ad alcune fra le loro possibili combinazioni. Ne deriva una chiave di lettura originale e molto realistica del percorso della civiltà umana. Si scoprono molecole di guerra e di pace, molecole responsabili di milioni di morti e altre della salvezza di milioni di vite. Molecole che favoriscono i viaggi e le esplorazioni, o che determinano mutamenti sessuali, grandi imprese di ingegneria, sviluppo di commerci. Alcuni esempi? La Rivoluzione industriale nasce grazie ai guadagni realizzati con il lavoro degli schiavi in America, che coltivano un composto, ovvero lo zucchero. Ma cambiamenti sociali ed economici rivoluzionari si verificheranno in Inghilterra grazie al cotone, chimicamente un parente stretto dello zucchero. Nel Quattrocento Venezia ha il monopolio assoluto del commercio delle spezie e questo spinge altri Paesi a cercare vie alternative per l’India. Semplificando, la grandezza di Venezia, l’inizio dell’epoca delle grandi scoperte geografiche, la stessa scoperta dell’America derivano dalla fame di pepe del mondo!
E l’avventura di Magellano, alla ricerca di un passaggio dall’Atlantico al Pacifico, dalla fame di noce moscata e chiodi di garofano, ricchi di isoeugenolo e eugenolo, che sono potenti antiparassitari naturali. In Europa, la noce moscata è considerata un afrodisiaco e un sonnifero e viene portata in un piccolo sacchetto legato attorno al collo come protezione contro la Morte nera, un flagello che si abbatte sul vecchio continente a intervalli regolari a partire dal 1347. In realtà, è molto probabile che la noce moscata funzioni sul serio, naturalmente non come talismano, ma in quanto le molecole di isoeugenolo possono allontanare le pulci dei ratti, vettori dei batteri della peste bubbonica. Inoltre, chi può permettersi questa costosa spezie vive di sicuro in condizioni igieniche migliori della massa e quindi più al riparo dai mortali insetti.
La storia continua, con la scoperta dell’acido acetilsalicilico, che allevia i dolori reumatici del padre del chimico Hofmann e rimpingua le casse della Bayer la quale, nel corso della prima guerra mondiale, si accaparra tutto il fenolo possibile per la produzione di Aspirina. Con Lister che, prima di Fleming, investiga sulle proprietà delle muffe e guarisce un paziente con un impacco impregnato di un estratto della muffa Penicillium. Con la chimica dell’olio d’oliva: una differenza molto piccola con tutti gli altri oli, che spiega però gran parte del corso della storia umana. Senza l’acido oleico, infatti, osservano giustamente gli autori, «lo sviluppo della civiltà e della democrazia occidentali avrebbe potuto seguire una via del tutto diversa».

La chimica infatti conferma le benefiche proprietà dell’olio d’oliva e il suo contributo alla longevità, che era tra le credenze delle antiche società mediterranee.
E si potrebbe a lungo continuare, con questo libro straordinario che non è una storia della chimica, ma racconta gli effetti della chimica sulla storia.

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