È morto Giuseppe Uncini, artista del ferro e del cemento

Lo scultore e pittore Giuseppe Uncini è morto l’altro ieri nella sua abitazione di Trevi, in Umbria. Nato a Fabriano nel 1929, si è spento per un malore improvviso.
La ricerca artistica di Uncini si è, da sempre, concentrata sull’uso di materiali grezzi come il cemento e il ferro. Combinandoli, Uncini concretizzava la sua idea di costruire oggetti «autosignificanti», capaci di materializzare in tre dimensioni il segno. Il tutto articolando il cemento in superfici che spesso riportano l’impronta delle casseforme, mentre i ferri strutturano lo spazio.
La carriera artistica di questo «pittore della materia» inizia nel 1953 quando si trasferisce a Roma su invito dello scultore Mannucci che lo accolse nel suo studio e gli presentò Afro, Burri, Cagli, Capogrossi, Colla, De Kooning, Leoncillo, Marca-Relli e Turcato. Nel 1957 iniziò il ciclo di opere chiamate Terre, tavole realizzate con oli e tempere, tufi, sabbia e cenere dove si avverte una chiara attenzione materica. La vera svolta nella sua evoluzione artistica fu nel 1958, con la creazione del primo Cementarmato, un’opera «oggettocostruita» con il cemento. La ricerca di Uncini prosegue dal ’62 al ’65 con i Ferrocementi. Seguono il gruppo di lavori Struttura spazio che sarà poi presentato alla XXXIII Biennale di Venezia del ’66: oggetti geometrici in acciaio o alluminio lucido che nella loro tridimensionalità scultorea fanno da precursori delle grandi installazioni successive, le Ombre in cui l’artista costruisce materialmente sia l’oggetto che la sua ombra.

Negli anni ’90 arriva la consacrazione con gli Spazicemento, dove materia, lavoro e natura tornano protagonisti, seppur non scabrosi e selvaggi come i Cementoarmati di fine anni ’50, ma ancora efficaci per dimostrare che l’uomo moderno nasce da lì, grazie a quei materiali, al ferro e al cemento.
Prima di spegnersi stava lavorando ad una personale al Mart di Rovereto.

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