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Morto l’agente del Sismi ferito in Afghanistan

Si è spento ieri mattina il maresciallo capo Lorenzo D’Auria,33 anni, il sottufficiale dei servizi segreti italiani rapito in Afghanistan e poi liberato il 24 settembre in un sanguinoso blitz dei corpi speciali inglesi e italiani. Un proiettile gli era rimasto conficcato nella testa, ma non si sa ancora chi lo abbia sparato, i sequestratori come sostengono i britannici o, per errore, i corpi speciali nella furia dello scontro.
D’Auria era giunto all’ospedale militare del Celio, a Roma, il 26 settembre in condizioni disperate. «Al momento del ricovero - ha dichiarato ieri il sottosegretario alla Difesa Lorenzo Forcieri - il sottufficiale presentava uno stato di coma profondo, senza attività respiratoria spontanea. Durante la degenza è stato costantemente garantito il supporto dei parametri vitali. Ieri pomeriggio (mercoledì, ndr) si è assistito a un progressivo deterioramento dei parametri clinici. Deterioramento che in mattinata (di ieri, ndr) ne ha portato al decesso».
L’autopsia è prevista per oggi e sarà fondamentale, per l’inchiesta avviata dalla procura di Roma, l’esame balistico del proiettile che ha colpito D’Auria. Un altro proiettile, che ha ferito il secondo agente del Sismi rapito, era di calibro 7.62, quello tipico dei kalashnikov utilizzati dai talebani. Però, anche alcune armi in dotazione ai corpi speciali inglesi utilizzano lo stesso calibro.
D’Auria insieme all’altro agente del Sismi e al loro interprete erano stati rapiti alle 9.30 del 22 settembre mentre si trovavano in missione nei pressi di Shindand, nell’Afghanistan occidentale. Quasi sicuramente li ha veduti il loro autista, poi sparito nel nulla. La banda di sequestratori ha bastonato selvaggiamente gli ostaggi trasferendoli più a sud, nella provincia di Farah, la più ostica sotto controllo italiano. Prima che i due agenti venissero consegnati a un comandante talebano più importante sono intervenuti i corpi speciali.
Non tutto è filato per il verso giusto, perché nella sparatoria D’Auria è rimasto gravemente ferito. Anche l’altro agente e l’interprete sono stati colpiti, ma non mortalmente. Gli ostaggi erano chiusi nel bagagliaio di uno dei due mezzi intercettati dalle teste di cuoio. Tutti i rapitori sono stati uccisi. Le condizioni del maresciallo capo D’Auria sono risultate subito disperate.
«Un figlio caduto per tutti noi», ha scritto il presidente del Consiglio Romano Prodi in un telegramma di cordoglio inviato alla famiglia. Senato e Camera hanno osservato un minuto di silenzio e «profondo dolore» è stato espresso dal ministro della Difesa Arturo Parisi, che ha parlato di un uomo «generosamente impegnato in una missione di grande valore, al servizio della sicurezza e della pace». Al Celio è stata allestita la camera ardente: tra i primi a rendere omaggio al giovane, il direttore del Sismi Bruno Branciforte.


I genitori del maresciallo desiderano per Lorenzo un funerale semplice, da tenere nella chiesetta di Calcara, al confine tra le province di Modena e Bologna, possibilmente nella giornata di lunedì.

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